Vita da Fuori Sede

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La vita da studente fuori sede offre continue avventure e vicende che è impossibile dimenticare. Alle soglie di una laurea che si preannuncia come l’inizio di qualcosa non ancora ben definito e la fine di qualcos’altro che tanto ho amato come la mia vita da fuori sede, ho pensato di lasciare qui, di tanto in tanto, un piccolo ricordo di questi magici anni universitari.

Malignità tra coinquiline

Qualche anno fa vivevo con Fra e Silvia nella mitica casa di via Santo Stefano a Bologna (dove peraltro io e Fra viviamo ancora). Avevamo una coinquilina con cui “non andavamo molto d’accordo” per tanti motivi (uno a caso: la convivenza forzata con il suo ragazzo troglodita che ha vissuto a sbafo da noi quasi un anno intero senza pagare mai niente). In un pomeriggio assolato di fine giugno, quando a Bologna ormai si respira solo vapore acqueo per l’umidità e il caldo rende appiccicoso e insopportabile tutto il mondo che ti sta attorno (libri di studio compresi) ero in cucina intenta a studiare quando sento la suddetta coinquilina uscire dalla sua stanza e subito dopo sbattere la porta d’ingresso. Incuriosita decido di guardare fuori dalla finestra che dà sul cortile interno e la osservo mentre, vestita con una canotta nera, short verde militare, infradito spiaggia style e i capelli tenuti su da una classica pinza di plastica, ciabatta fino al grande portone che dà sulla strada. All’improvviso percepisco che anche qualcun’altro la sta osservando. Immediatamente mi precipito nel corridoio che collega tutte le stanze di casa e chi ci ritrovo? Silvia che avendo anche lei la finestra che guarda al cortile, non si era fatta sfuggire l’occasione. Cominciamo a ridere come due pazze tanto da richiamare anche Fra che esce dalla sua stanza. “Ma che succede?” chiede. “Abbiamo visto M. uscire come una furia di casa” rispondo io “e tutte e due ci siamo incuriosite tanto da guardare fuori alla finestra nello stesso momento!”. Dopo un attimo chiedo con fare cospiratorio alle mie coinquiline “ Ma chissà dove starà andando a quest’ora?” E allora Silvia ci guarda ironica e con fare sprezzante dice: “Beh, di certo conciata in quel modo, non potrà mica andare molto lontano!”. A quel punto nessuna delle tre riuscì a trattenersi e ridemmo così tanto che quasi non ci accorgemmo che la “cara” coinquilina era tornata a casa e ci stava guardando malignosamente, come se avesse capito che si stava parlando di lei. Da quel giorno, anche se non abitiamo più insieme, anche se sono successe tante altre cose in questi anni che ci hanno divise, allontanate, anche per periodi piuttosto lunghi, ogni volta che ci incontriamo non smettiamo mai di ritornare con la mente a quell’afoso divertente, irripetibile pomeriggio di giugno e di riderci su con la stessa intensità e spontaneità di quel giorno.

 

Le gioie e i dolori del Parco Nord

Andare al Parco Nord è sempre stata un’avventura al limite della resistenza fisica. L’andata non era traumatica, tutt’altro: si trattava solo di prendere un autobus e scendere alla fermata giusta. Il discorso si faceva più difficile se partivi da casa a l’una di notte, quando il giro dei bus è ormai finito, e ancora più problematico era poi il ritorno. Soldi per i taxi alle 6 del mattino scarseggiano e così l’unico mezzo che rimane è un classico senza tempo: camminare.

La prima volta che andai al Parco Nord fu alla fine del secondo anno quando ancora facevano la Street Rave Parade, una manifestazione antiproibizionista che solitamente si teneva d’estate e che già dal nome fa intendere quale fosse il tono della manifestazione e l’atmosfera che si respirava. Quella settimana era venuta a trovarmi mia sorella Gilda, che all’epoca era ancora alle superiori, e io volevo farla divertire a tutti i costi per mostrarle come affascinante fosse la vita universitaria a lei ancora preclusa. Accetto quindi la proposta della mia amica Anna e alle 23 usciamo pronti per questo Rave. Fin dal principio mi rendo conto che sarà una serata votata allo sfascio. Alcuni ragazzi appaiono già abbastanza brilli e Gave ha con sé un boccione di vino di dubbia qualità. I movimenti rallentati di alcuni di noi ci fanno perdere l’autobus e riusciamo a prenderne un altro che però ci lascia a metà strada. Il resto della strada toccherà farsela a piedi. Mentre ci avviciniamo, sento sempre più forti i rumori e la musica (se si può chiamare musica un rimbombo continuo che fa vibrare spaventosamente le mega casse installate per l’occasione) che giungono dal Parco. Osservo preoccupata mia sorella che però appare tranquilla e rilassata: ha già legato con il fratello di Fede, anche lui in visita per qualche giorno ed entrambi paiono entusiasti di questa strana gita nel cuore della notte. Se penso che ho dovuto convincere mia sorella a non mettere i tacchi quella sera, mi viene da ridere anche per quello che poi successe più tardi. La serata procedeva ormai mollemente. Fare conversazione era fuori questione, non solo per il rumore assordante, ma anche perché attorno a me tutti erano o stesi a terra incapaci di dire la benché minima parola o intenti a fumare o bere qualcosa. Osservo Anna e vedo che anche lei è un pò insofferente. Isabella pare davvero distrutta come anche la sua amica (reduci entrambe da un esame devastante) e Fede voleva andare a casa perché l’indomani doveva mettersi assolutamente sui libri. All’improvviso ci rendiamo conto che gli unici ad essere attivi e pieni di energia sono mia sorella e il fratello do Fede che si perdono tra la folla, ballano e si scatenano con una vitalità che avremmo dovuto avere anche noi e non so per quale motivo non avevamo. Alla fine si decide di andare via. “Prendiamo un taxi?” mi dice Anna. “Si!” dico senza neanche pensarci: ero stanchissima e volevo che quella serata finisse al più presto. Purtroppo le linee  dei Radio Taxi erano intassate: la Rave stava per finire e molti avevano già avuto la nostra idea. Decidiamo così d’incamminarci continuando a chiamare nella speranza di ottenere un taxi prima di arrivare in centro. Naturalmente ciò non avvenne, Camminammo per non so quanto dal Parco Nord fino al ponte di via Stalingrado. Trascinavamo tutti i piedi esausti. Gave aveva abbandonato il boccione anche se c’era ancora del vino dentro. Gli unici che davano ancora segni di vita era mia sorella e il suo nuovo amico. Me li vedo ancora sfrecciare lungo la strada deserta, lei aggrappata alle spalle di lui mentre ridono e urlano senza alcun motivo. Ma anche la loro energia era destinata a esaurirsi: erano le 6 del mattino quando mia sorella mi si avvicina e mi dice: “Saby sono stanca, manca ancora molto?” Fortunatamente proprio in quel momento Anna riesce a prendere la linea e chiede due taxi per tutte noi. Salutammo i ragazzi, che nonostante essere completamente sfatti non volevano spendere altri soldi. Mentre attendiamo l’arrivo del taxi, un pensiero si affaccia nella mia mente. Non avevo prelevato prima di uscire. Controllo nel portafogli e ci trovo solo 3 euro…”Gilda tu quanto hai in tasca?” “Uhm…3 euro e 50…perché?” “Sono gli unici soldi che abbiamo per il taxi!” A quel punto mia sorella  assume quell’espressione di panico che probabilmente lei vedeva riflessa sul mio viso. Calma, mi dico, ora vado da Isa che prende il taxi con me e le chiedo se, in caso di bisogno, mi presta qualche euro…ma mentre mi avvicino le mie speranze vanno in frantumi osservando lei e la sua amica che, sedute su un marciapiede, contano quante monete hanno in due. Oh porc…e adesso? Non c’è tempo di pensare a nient’altro perché il taxi è arrivato. Io, mia sorella, Isa e la sua amica saliamo sullo stesso. Il tassista ci guarda malissimo, come se fossimo delle povere sbandate, e parte in quinta. Davvero. In quinta. Il suo taxi sfreccia tra i viali di Bologna come se non avesse un normale motore ma quello di un jet. Io non stacco gli occhi dal contatore. Alla partenza siamo già a 3 euro per la chiamata notturna. 4.50…5.70…siamo a un semaforo rosso…6.00…ripartiamo…7.00…manca davvero poco per arrivare a casa mia quando la mia amica gli dice “Ehm…noi dovremmo scendere a Strada Maggiore”. Nooooo! Così allunghiamo! penso io nella mia testa. Lui la fulmina con lo sguardo e fa una sterzata che neanche negli inseguimenti dei film americani si è mai vista. 8.50…imbocchiamo via San Vitale…10.20…giriamo in Piazza Aldrovandi...11.50…siamo in Strada Maggiore..12.00! “Ok va bene qui!” dice Isa. Il tassista frena bruscamente e mia sorella che siede avanti si ritrova spiaccicata sul parabrezza. 6 euro a coppia! Non ci posso credere, ce l’abbiamo fatta! Quando scendiamo dall’auto siamo tutte sollevate sia per essere riuscita a pagare quel folle del tassista sia per essere arrivate incolume. Io  e mia sorella andammo a dormire alle 7.30. Alle 11.00 ci svegliammo perché dovevamo preparare una torta dato che era il mio compleanno e a pranzo sarebbero venuti il mio ragazzo e un mio caro amico. “Che facce avete! Cosa avete combinato ieri sera?”  ci chiesero al loro arrivo osservando le nostre facce cadaveriche e le occhiaie profonde. Io e mia sorella ci guardammo e probabilmente avremmo riso a crepapelle se ne avessimo avuto la forza. Quella sera crollammo alle 7 di sera e ci svegliammo solo il giorno dopo. Quando incontro qualcuno degli amici del tempo e ritorniamo  con la mente a quella sera, tutti si ricordano di quella scatenata di mia sorella e della sua incontenibile euforia. Io e mia sorella invece al solo pensiero vorremmo infilarci tra le coperte e dormire spensierate per altre 12 ore…

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4 commenti

  1. Hai capito sti fuori sede!!!
    Ed io che vi facevo tutti tristi...presi dallo studio giorno e notte!!XD
    Avrai dei bellissimi ricordi...
    Salutami Bologna!!^^

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  2. che bei racconti!
    Io putroppo della mia vita universitaria ricorderò pochissimo...ho frequentato poco in quanto lavoravo e poi ero a casa mia, quindi queste notti brave e molte chicche di convivenza non le ho passate!
    sono certa che ti hanno arricchita e resa più indipendente!

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  3. @Sadira
    beh si in effetti sono cose che ti arrichiscono la testa e il cuore...non cambierei questi anni per nulla al mondo...:-D Ma tu cosa studi?

    @Giuls
    Te la saluto caldamente Bulagna! Passa a trovarci quando vuoi! ^^

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  4. ah, le avventure e i ricordi di quando sei studente fuori sede! anni indimenticabili, vero?!

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