Una Fragola al Mese: Ottobre 2014
Il lungo, lunghissimo Ottobre è giunto al termine. E allora è tempo del riepilogo mensile. Si parte.
I’m so glad I live in a world where there are Octobers.(L. M. Montgomery)
I libri di Ottobre
Sembra che io abbia sempre una scusa pronta, ma davvero sono in una fase decisamente negativa in fatto di letture. Sto abituandomi molto lentamente ai nuovi ritmi che ha preso la mia vita nelle ultime settimane e devo ammettere che non è facile farci stare tutto nelle poche ore di tempo libero che ho. Ho quindi deciso di rilassarmi e non disperarmi come in passato, ora la mia vita non mi permette di leggere molti libri al mese come un tempo, ma ciò che conta è che io riesca a trovare sempre un po’ di tempo per i miei amici di carta (o digitali #unlibroèunlibro) e sto sviluppando nuove abitudini da lettore, come le pause pranzo o gli spostamenti in autobus in compagnia di qualche pagina o capitolo, che mi stanno aiutando a riprendere un certo ritmo. Un lettore, in fondo, non è mai solo. Detto questo, le letture del mese:
- Sotto il segno dei pesci di L. Draghi. Storia leggera e divertente di cui vi ho già parlato qui.
- L’ultimo ballo di Charlot di F. Stassi. Libro particolare, acquistato sull’onda di una serie di recensioni positive lette nella blogosfera, ero partita nella lettura con slancio, ma poi ho dovuto arrestarmi per un apio di settimane. Non riuscivo ad andare avanti. La storia di Charlie Chaplin rivista e raccontata da Stassi è affascinante, ma soprattutto nella parte iniziale, patisce di una scrittura lenta che spegne momenti altrimenti interessanti e curiosi. Si riprende molto bene nella seconda parte, più trasognata e poetica, con il tema del circo che si fa chiave universale del significato della vita, che ho amato molto e nella quale ho finalmente trovato il senso di quel racconto. In definitiva un libro che consiglierei molto volentieri a chi vuole immergersi in un’atmosfera old fashioned, nonché a chi desidera conoscere qualcosa di più su uno dei maestri dei registi e attori più rappresentativi della storia del cinema.
Acquisti & co. Durante il trasloco è comparso uno scatolone pieno di non iniziati che in questi ultimi mesi hanno fatto il giro d’Italia e che avevo rimosso dalla memoria. Quindi ho deciso anche questo mese di non comprare nulla. Unica eccezione Soldados de Salamina di Javier Cercas (in Italia pubblicato da Guanda con il titolo di I soldati di Salamina) che ho comprato a poco prezzo durante uno dei miei giri tra i chioschi di libri usati e non che popolano via Po qui a Torino e che è sempre un piacere visitare.
La velleità femminile del mese
Questo mese con a coinquilina abbiamo fatto un incursione da Sephora che ci ha lasciato molto euforiche e con il portafogli molto leggero. Trai vari acquisti, l’ombretto in crema Pupa e un primer viso della bareMinerals.
L’ombretto è il n. 05 della Paris Experience Collection della Pupa. Ho scelto un colore molto chiaro, il nome è Lylac Grey ed è un lilla pallido con delle venature grigiastre molto delicate. Ottimo come base, facile da stendere, non è di certo niente di esaltante ma fa il suo mestiere, regalando quel punto luce all’occhio di cui avevo bisogno.
Prime Time è il primer viso di bareMinerals. Io uso da una vita ormai il loro fondotinta minerale mentre per il primer ho girato vari marchi e tipologie assestandomi sul POREfessional di Benefits, non un vero e proprio primer ma se avete problemi di pori dilatati sarà la vostra pace. Per quanto riguarda Prime Time, costa una decina di euro in meno e dà risultati soddisfacenti, soprattutto se abbinato al fondo dello stesso marchio: ha un effetto satinato e minimizza rugosità e segni di espressione. Sulla confezione si promette anche un effetto anti secchezza, ma devo ahimé smentire, dato che il primer a volte mi lascia la pelle piuttosto secca dopo l’uso e, considerando che andiamo incontro all’inverno, questo non è proprio un particolare che mi è entusiasma. A conti fatti, però, mi sento di promuoverlo, anche se probabilmente la strada che conduce al primer adatto a me non è ancora giunta a destinazione. #soproblemi
Faccio cose, vedo gente…
In un bel sabato autunnale ho deciso di incamminarmi verso il centro della città e dedicarmi qualche ora di cultura. Sono andata, così, a vedere la mostra sull’Avanguardia Russa ospitata a Palazzo Chiablese e a Torino, aperta fino al 15 febbraio 2015.
La mostra espone, per la prima volta in Italia, le opere appartenenti alla collezione di George Costakis. La storia di Costakis è quanto mai affascinante e dà un gusto tutto particolare alla mostra fin dal principio. George Costakis, nato a Mosca da immigrati greci, fu dapprima autista per l’ambasciata greca e poi direttore del personale per quella canadese fino alla sua partenza da Mosca nel 1977. Costakis non aveva ricevuto un’istruzione artistica, ma era dotato di un gusto estetico raro che lo portò a interessarsi in particolar modo alle sperimentazioni artistiche sviluppatesi in Russia nei primi decenni del XX secolo. In piena epoca stalinista, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, Costakis decise di raccogliere metodicamente testimonianze e opere delle avanguardie russe condannate dal regime nel suo appartamento moscovita fino alla metà degli anni ‘70, che divenne museo, fucina per giovani leve e salotto culturale di artisti e intellettuali perseguitati. Si tratta di opere di grande valore che Costakis era riuscito ad ottenere con una ricerca incessante e spesso a prezzi modesti (come nel caso del dipinto di Liubov Popova, “Space Force Construction” del 1921, che Costakis trovò in un capanno usato come magazzino, di cui l’opera era parte integrante della costruzione, e per ottenerlo Costakis dovette scambiarlo con un pannello di legno che lo sostituisse), salvando così dall’oblio testimonianze importanti di artisti come Popova, Ekster, Rozanova, Matjušin, Malevič, Rodchenko e documenti importanti per comprendere una parentesi vitale non solo dell’arte russa ma del Novecento.
La mostra prende il via con le correnti dei primi anni dl secolo, dove sono evidenti le influenze di Impressionismo e Cubismo, il primitivismo di Gauguin e il cubismo di Cezanne, ma anche il futurismo italiano di Marinetti. Gli artisti russi fanno propria la lezione parigina, applicandola a una sperimentazione della forma e del colore libera dalla semplice geometria. nasce il Cubofuturismo.
La realtà organica delle cose è realizzata tramite figure e la luce è pure energia cromatica, come appare evidente nelle opere dei rappresentanti della Scuola Organica di Matjušin, mentre con il Suprematismo di Malevič si conferma la supremazia di forme e colori su tutte le altre componenti artistiche.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale la Russia vive un periodo di grandi trasformazioni, che influiscono sulla concezione dell’arte, ora più vicina a costruzioni semplici, razionali e soprattutto funzionali. Il Costruttivismo rifiuta “l’arte per l’arte” e gli artisti iscritti alla corrente rivestono le loro creazioni di significati e scopi sociali. Tutto è rivolto alla nuova società rivoluzionaria e non ci si può più permettere di avere un arte avulsa dalla realtà.
L’idea della supremazia della scienza del nuovo stato bolscevico porta a guardare il mondo con occhi nuovi e non solo: nasce negli anni ‘20 la corrente del Cosmismo e la nozione di pittura spaziale. Il dipinto di Ivan Kljun “Luce rossa, costruzione sferica” (1923) è uno dei principali esempi di questa nuova concezione ed è suggestivo vedere come quella grande sfera rossa su sfondo nero riesca ad attrarre il visitatore al punto da perdercisi dentro, alla ricerca del significato più recondito e con il timore di scorgerlo davvero. Per chi continua a volgere lo sguardo a terra, c’è il Proiezionismo di Solomon Nikritin e Sergej Luciškin, un interessante corrente che sceglie come forma di espressione il teatro e il cinema, nella concezione che l’arte sia qualcosa di forzatamente incompiuto perché si completa solo nella mente di chi osserva.
Liubov Popova, Aleksander Mikhailovich Rodchenko, Kazimir Severinovič Malevič, Vladimir Tatlin sono tra i principali esponenti di questa mostra. Mi ha fatto particolarmente piacere scoprire il nome di un’artista donna nel novero dei nomi più importanti di questa mostra. I dipinti di Liubov Popova caratterizzano gli anni e le correnti, mostrando una ricerca personale trasversale e versatile. La sua centralità nella sperimentazione artistica russa è pienamente espressa da uno dei suoi dipinti, “Ritratto cubo-futurista” (1915), opera simbolo del periodo a cui deve il nome. Come con la Popova, il nome di Rodchenko si ripete lungo tutta la mostra in un veste insolita, dato che lo si conosce soprattutto come fotografo e non come pittore come invece qui appare. Rodchenko aderisce al costruttivismo, apportandogli una visione assolutamente personale, fino al 1924, anno in cui abbandonò la pittura per la fotografia.
Con lo stalinismo del secondo post-guerra, molti artisti avanguardisti vengono condannati, perseguitati, esiliati. Chi resta vede spegnersi ogni fermento innovativo ed è costretto ad adeguarsi a forme d’arte funzionali alle ideologie del partito, prive di ogni elemento che potesse distinguersi dalla massa. Se non fosse stato per Costakis, molte di queste opere sarebbero andate distrutte e presto dimenticate. La mostra di Palazzo Chiablese è una grande opportunità per scoprire un momento dell’arte poco conosciuto e spesso considerato troppo difficile da comprendere, ma che, se si presta attenzione, apre una finestra su un mondo inedito, ricco di implicazioni storiche, sociali e politiche, ma soprattutto offre l’occasione unica di godere di straordinarie opere d’arte. Da non perdere.
(Rodchenko, Expressive Rhytms, 1943)
La musica che mi frulla in testa
Questo mese vi propongo Like a Virgin cantata da Suor Cristina… scherzo!!!
Potrei dirvi che a inizio mese ero in fissa con Chandelier di Sia, soprattutto per il video, interpretato da una talentuosa ragazzina di soli 11 anni! Ok, la ragazzina è anche un po’ inquietante, mentre balla in quell’appartamento abbandonato, ma è indubbiamente brava.
Potrei dirvi che ho ascoltato con piacere L’amore non esiste del trio Fabi, Gazzè e Silvestri.
Vi dico, inoltre, che ascolto ininterrottamente la OST di Tutto può cambiare, che trovo piacevolissima.
Vi consiglio infine la playlist di Spotify “Las tipicas canciones que no sabes come se llaman…” che raccoglie moltissimi titoli di canzone che, davvero, non ricordi mai il titolo e sei sempre lì a canticchiarla e a dire “Ma sì, ma quella, dai, come si chiama?”. Ecco.
E con questo è tutto per questo mese. Buon Novembre!
9 commenti
Ciao! Il primer di Bare Minerals mi ricordo che me l'avevano fatto provare in negozio ma la sensazione che ho avuto è stata che mi "prosciugasse" la pelle, mi tirava tutta! Mi sa che devono rivedere il concetto di "anti secchezza" :D
RispondiEliminaChandelier non riesco più ad ascoltarla proprio per colpa di quella bambina-ballerina, perché lei è così snodata e io no?? Sigh, sob :(
Le avanguardie russe sono molto interessanti :)
RispondiEliminaE il pezzo del trio Fabi-Gazzè-Silvestri è stupendo!
Ti sento contenta... e ne sono molto contenta
RispondiEliminaIl libro di Stassi lo voglio, ma lo dico da mesi e ancora non l'ho preso.
RispondiEliminaL'amore non esiste mi piace, un sacco!
Quanta roba tiri fuori dal sacco alla fine di ogni mese! Mi piace molto il mix di cose, eventi...
RispondiEliminaDi Stassi vorrei leggere Come respiro interrotto, ma rimando sempre. Forse non sono proprio convinta.
Anche a me la bambina che balla nella casa vuota inquieta un po' ma allo stesso tempo mi affascina, tutte le volte che passa il video mi incanto a guardarla!
RispondiEliminaLa canzone di Sia piace moltissimo anche a me, è una delle mie preferite del periodo ma anche Cool Kids degli Echosmith è carina!
RispondiEliminaChe brava che sei che "fai cose e vedi gente", io sono una pigrona, vorrei andare a mille mostre/musei/posti ma poi non mi muovo mai da casa! :/
RispondiEliminaMi ha incuriosito molto la playlist "las tipicas canciones que no sabes come se llaman" solo che... io non ne conosco quasi nessuna!
P.S.
Bellissima l'immagine di novembre!!!!
Ho già detto che io amo le canzoni di Tutto può cambiare, vero? :D
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