La Recensione del Mese – Agosto 2011
Finalmente torna la rubrica dedicata alle mie letture. Questo mese ci occupiamo di un libro di una grande scrittrice troppo prematuramente scomparsa: Irene Nemirovsky.
Titolo: Suite Francese
Autore: Irene Nemirovsky
Editore: adelphi
Anno: 2005
Sarà dura, pensavano i parigini. Aria di primavera. Una notte di guerra, l'allarme. Ma la notte svanisce, la guerra è lontana. Quelli che non dormivano, i malati nei loro letti, le madri con un figlio al fronte, le donne innamorate con gli occhi sciupati dal pianto, sentivano il primo soffio della sirena, ancora solo un ansito profondo simile al sospiro che esce da un petto oppresso. In pochi istanti il cielo tutto si sarebbe riempito di clamori. Che venivano da lontano...
Suite Francese è sicuramente il libro più riuscito di Irene Nemirovsky, come anche il più incompleto. Purtroppo la Storia, implacabile, ha deciso per lei, la sua vita e la sua scrittura. La scrittrice, nei mesi tra il 1941 e il 1942, dal suo rifugio per scappare all’arresto e alla deportazione, compone febbrilmente in nome del suo progetto più ambizioso: una “suite” di 5 romanzi narranti le vicende avvenute in Francia durante la seconda guerra mondiale ancora in corso, Partendo dalla fuga dei parigini di fronte all’avanzata tedesca, la Nemirovsky avrebbe raccontato di quel paese occupato in cui i vinti dovevano imparare a convivere con i vincitori, le tragedie che la guerra inevitabilmente produce (morte, distruzione e deportazioni) ma anche come a volte, nonostante tutto, la vita continui a scorrere giorno dopo giorno portando sorrisi, passioni silenziose, amori segreti, e tutto ciò che della VITA è parte integrante, nel bene e nel male. Purtroppo di questa opera epocale non esistono che solo i primi due romanzi, Tempesta di giugno e Dolce, lavori di inestimabile valore per quel che significano (il diario manoscritto di Irene rimase per anni nascosto dalle figlie prima che queste decidessero di darlo alle stampe) ma che lasciano l’amaro in bocca per ciò a cui preludono e che non vedrà mai la luce.
La scrittura di Irene Nemirovsky, che ho avuto modo di apprezzare in altre sue opere come Il ballo o Come le mosche d’autunno, qui trova il suo respiro più ampio e la sua realizzazione più riuscita.
Tempesta di giugno è il romanzo di apertura e narra la spaventosa e angosciante fuga dei parigini nell’estate del 1940, quando i tedeschi invadevano la Francia e la portavano alla sconfitta e conseguente occupazione. Fin dalle prime righe si avverte l’assoluto senso di sorpresa dei francesi e il loro non essere preparati di fronte alla tragedia che stava per abbattersi su di loro, un sentimento che troveremo rafforzato anche più avanti proseguendo la lettura e che testimonia non solo una certa ingenuità e una scarsa conoscenza della realtà dei fatti (si sa che le brutte notizie erano sempre filtrate e che gli Stati non mettevano a conoscenza la popolazione di ciò che realmente accadeva nei campi di battaglia) ma anche una presunzione tutta francese di essere forti e in grado di sconfiggere i tedeschi come era già avvenuto nei conflitti precedenti tra i due popoli da sempre rivali. La scrittrice utilizza le prime pagine per presentarci quelli che sarebbero dovuti essere i protagonisti della Suite: i Pericard, i Michaud, i Corte, Lucille Angelier, Corbin, Arlette Corail..Il susseguirsi della storia è affidato a un continuo frammentare le singole vicende per cui ad ogni nuovo paragrafo ci ritroveremo a seguire la fuga dei poveri Michaud, abbandonati al loro destino da Corbin che privilegiala sua amante, o Madame Pericard alle prese con la sua numerosa famiglia e intenta non perdere niente dei suoi averi che faticosamente la sua auto trasporta, o il pittore Gabriel Corte con il ribrezzo che la realtà provoca al suo animo di “artista”. Questa frammentazione dà un senso di confusione che, sebbene possa destabilizzare il lettore, rispecchia fedelmente lo stato di caos in cui versava la Francia. Ciò che la Nemirovsky ci offre è il magistrale affresco di un paese e un popolo allo sbando, dove non è solo la paura ad affiorare, ma anche i peggiori istinti dell’uomo: egoismi e ogni sorta di bassezza morale , dal furto passando per l’inganno fino ad arrivare all’omicidio, costellano questa fuga e la rendono, proprio con la loro cruda evidenza, tanto reale quanto crudele. Tuttavia non mancano i risvolti positivi dell’animo umano, rappresentanti dai Michaud, una famiglia divisa dalla guerra, con due genitori in apprensione verso il figlio in guerra di cui non hanno notizie, un ragazzo coraggioso e valoroso, due amanti che hanno sfidato le loro famiglie per stare insieme e che ora vivono onestamente del loro lavoro, anche se, come in tutti i casi di questo genere, vessati dai più prepotenti e potenti. Per loro Nemirovsky aveva previsto un ricongiungimento. Segno che la Speranza per l’Uomo è sempre l’ultima a morire, anche in mezzo a così tanta brutalità e violenza.
Dolce è invece la storia di un inconfessabile passione amorosa tra una sposa di guerra, Lucille Angelier, e un soldato tedesco, Bruno von Falk, loro “ospite”. La narrazione in questa seconda parte perde l’accelerazione ansiolitica e la discontinuità del primo romanzo per farsi più lenta e consecutiva. Il modo in cui ci viene raccontata la storia non è più febbricitante, rude, distaccato, ma è delicato, soffice, dolce appunto. La partecipazione emotiva è sensibilmente presente in questa storia e aiuta il lettore a comprendere i sentimenti di Lucille, giovane donna di gran bellezza sposatasi troppo giovane e ingenua con un uomo che non la ama e che l’ha costretta a una vita di incarcerata nella propria casa, sempre sotto lo stesso controllo dell’arida suocera che non l’ha mai accettata, e di Bruno, soldato lontano da casa e da ogni affetto che si chiede se quella sposa che a casa lo attende sia ancora la donna che ha lasciato anni prima e se ancora lei lo ami o se è lui a non amarla più, quella donna che è ormai poco più che una sconosciuta. Due anime sole, in cerca di qualcuno con cui condividere la propria gioventù, le proprie emozioni e i propri istinti, che il destino però fa incontrare in condizioni così difficili e complicate da rendere impossibile il coronamento del loro amore. Con lo scorrere delle pagine osserviamo Lucille e Bruno innamorarsi sempre più, agognare la compagnia dell’uno o dell’altro, miracoloso rimedio per dimenticare ciò che di brutto avviene nel mondo in quel momento, ciò che impedisce loro di rendere reale quello che è in realtà solo un sogno nelle loro menti. Attorno al loro, un paese intero prende forma e la convivenza tra vinti e vincitori prende quell’alone di paura che s’intravede all’inizio, alla comparsa dei famosi tedeschi, per assumere tratti di piacevole quotidianità, a volte si fa anche comica e sembra allontanare quei sentimenti di amor patrio, dolore per l’occupazione e umiliazione per la sconfitta che sembrano invece governare al principio gli abitanti del paesino. Nemirovsky mette in evidenza un aspetto che spesso dimentichiamo o che non vogliamo tener conto perché troppo più facile appare depersonalizzare e condannare: i soldati di Dolce smettono di essere tali per tornare a essere UOMINI; giovani uomini che amano divertirsi, stare allegri, flirtare con le ragazze, baciarle al chiaro di luna, innamorarsi…L’amore di Bruno e Lucille è il riflesso di quei sentimenti d’amore e amicizia che in maniera del tutto inaspettata affiorano tra la popolazione e che procurano segreti piaceri ma anche situazioni imbarazzanti alla luce del sole nonché vergogne taciute di fronte all’ufficiale diffidenza e ostilità nei confronti degli occupanti, mantenute vive da baluardi umani come la signora Angelier, suocera di Lucille, che odia quei tedeschi che hanno fatto prigioniero il figlio lontano. La vita tuttavia seguita a scorrere e nel paese tutti sembrano, man mano, dimenticare cosa accade al di fuori dei loro ristretti confini di piccolo borgo nel centro della Francia. Sarà la morte di un tenente per mano di un irascibile contadino ex-soldato e l’annuncio della campagna di Russia a spezzare l’incantesimo e a ricordare a tutti, lettore incluso, che si è in guerra e che loro sono nemici, pronti a punire il popolo sconfitto alla minima trasgressione. La partenza del contingente dell’esercito tedesco, che si mette in viaggio per la Russia, accompagna il lettore nelle ultime righe del romanzo, lasciandogli quel senso di delusione e quella tristezza tipica del disincanto, quando ci si rende conto che un sogno finisce e bisogna di nuovo affrontare la realtà.
Suite francese sarebbe stato sicuramente il capolavoro di Irene Nemirovsky, se lei avesse potuto completarlo e se avesse continuato a vivere. Una deportazione a Auschwitz ha reso tutto ciò impossibile. Ma, forse, a ben guardare, Tempesta di giugno e Dolce rendono già da soli Suite francese un capolavoro. Il lavoro più compiuto della scrittrice francese è un gioiello prezioso per la letteratura mondiale. Da leggere assolutamente.
Voto:
6 commenti
Mia cara, sono finalmente in ferie ed ho approfittato per rinnovare il blog! ;)
RispondiEliminaLa tua estate libresca mi pare affollata! Ti vengo a cercare su fb! ;)
Baciotto!
Ma che carino questo blog! Grazie per essere passata dal mio: mi hai permesso di scoprirti :)
RispondiEliminaB.
La nuova grafica è bellissima! Grazie anche per avermi messa tra i tuoi link! E' molto tempo che vorrei leggere questi libri, ma non riesco mai a trovare il momento giusto, ecco forse un attimo di calma... speriamo in un futuro...
RispondiEliminaBel restyling cara! :D
RispondiEliminaSe hai voglia di passare, troverai dei freebies da stampare nel mio salotto, cosucce che fanno sempre comodo a noi librovore! ;)
P.S. Ti ho trovato su fb sulla tua pagina, ma il tuo profilo personale no...possibile?! O.O
Wow! Che bella recensione! A Febbraio inizierò a leggere questo romanzo con un gruppo di lettura su Anobii!
RispondiEliminaLo leggerò sicuramente, grazie per il consiglio e complimenti per il blog che ho appena scoperto! :)
RispondiEliminaValentina
www.peekabook.it