Recensione Special: Le stanze buie
Torna, dopo molti mesi di assenza, la Recensione Special. Per quelli sintonizzati da poco su queste frequenze, la Recensione Special nasce per permettermi di commentare i libri che mi vengono volontariamente spediti da autori e/o case editrici e che decido di leggere e commentare. Non è qualcosa che faccio spesso, se decido di leggere e commentare un libro dopo che mi è stato chiesto, lo faccio solo perché ne sono convinta. Preferisco, in questo modo, tenermi un margine di libertà in questo tipo di situazioni.
Per questo, sono felice di parlarvi di un libro di una nostra collega blogger, una ragazza che seguo da molto tempo, il cui blog è uno dei miei angoli dal profumo antico e retrò dove più amo soffermarmi. Il suo libro è uscito da poco, il 23 settembre, edito da Mursia Editore e ho avuto la fortuna e l’onore di essere stata tra le sue prime lettrici. Il romanzo in questione si intitola Le stanze buie e l’autrice è Francesca Diotallevi.
Titolo: Le stanze buie
Autore: Francesca Diotallevi
Editore: Ugo Mursia Editore
Anno: 2013
Pagine: 400
Incipit:
Quando il carillon apparve sul banco d’asta, il brusio della folla che gremisce la sa si è ormai ridotto a un tenue e disinteressato rumore di sottofondo. Una pigra confusione si è impadronita della stanza. Le donne agitano i ventagli di capretto, nervose per via del gran caldo, gli uomini accendono i primi sigari, Volute di fumo si disperdono come nebbia azzurrina oltre i tendaggi di broccato rosso, lasciando l’aria impregnata di un odore acre e penetrante.
La casa editrice dice:
Torino, 1864. Un impeccabile maggiordomo di città viene catapultato nelle Langhe: per volere testamentario di un lontano zio, suo protettore, dovrà occuparsi della servitù nella villa dei conti Flores. Il protagonista si scontra così con il mondo provinciale completamente diverso da quello dorato e sfavillante dell'alta società torinese e con le abitudini dei nuovi padroni e dei loro dipendenti. Nella casa ci sono un conte burbero, una donna eccentrica e anticonformista, ma anche sola e infelice, un cameriere dalla doppia faccia e una vecchia che sa molte cose, ma soprattutto c'è una stanza chiusa da anni nella quale non si può assolutamente entrare. A partire da questo e da altri misteri il maggiordomo si troverà, suo malgrado, a scavare nel passato della famiglia per scoprire segreti inconfessati celati da molto tempo e destinati a cambiare per sempre la sua vita.
Il mio commento:
Le stanze buie mi ha incuriosito fin dalla sinossi. Sarà perché la sua ambientazione trasuda fascino su tutte noi anime romantiche e le sue tematiche ultimamente hanno riscosso molto successo e consensi sia in tv che in editoria. Una casa nobile dispersa nelle Langhe, un maggiordomo preciso e imperturbabile a cui si aggiungono un mistero da svelare e un passato che ritorna. Sarà perché fin dalle prime pagine ti chiedi perché quel carillon venduto all’asta sia così importante per il nostro protagonista. Sarà perché ero curiosa di capire come si fa a raccontare la vita nel diciannovesimo secolo vivendo nella contemporaneità. Un particolare che mi ha sempre incuriosito e che ha visto varie elaborazioni in molti romanzi, alcuni dei quali hanno disatteso di molto le mie aspettative. Ma la prima prova letteraria di Francesca non è sicuramente tra questi.
La storia di Vittorio Fubini, maggiordomo tra i migliori della città, inizia nella Torino postunitaria ma si sposta ben presto nelle Langhe, per seguire le volontà testamentarie del suo unico zio e protettore, anche lui maggiordomo, dove lavorerà al servizio dei conti Flores, una famiglia che deve la sua ricchezza alle vigne che si spandono nelle Langhe. Il racconto avviene sotto forma di memoriale e in prima persona, gli avvenimenti ci vengono raccontati dallo stesso Vittorio, e per questo siamo fin da subito catapultati nella sua mente, nei suoi pensieri e sotto la sua pelle. Il personaggio si dispiega davanti a noi con insolita alacrità, che contrasta con il riserbo che ha nei confronti degli altri e della vita in genere. Vittorio è fermo sulle sue opinioni, non ha paura di prendere decisioni anche poco simpatiche e non si lascia suggestionare da nulla. O quasi. Ho apprezzato la sua caratterizzazione, il modo in cui il personaggio si sviluppa nel corso della storia, ancor di più se si pensa che dietro Vittorio ci fosse una donna. La narrazione in prima persona spesso porta gli autori a scegliere un protagonista dello stesso sesso, cosa che semplifica di molto il compito di narrare e di dare voce al personaggio. L’autrice, invece, sceglie di adottare un punto di vista maschile, la prospettiva di un uomo preciso, pignolo, rigido, poco incline al cambiamento perché, in realtà, ne ha molta paura. E lo fa molto bene.
A contrapporsi al protagonista c’è Lucilla Flores, la moglie del conte. Una donna eccentrica, fuori dal coro, misteriosa e non sempre facile da comprendere, una persona spontanea, che vive il suo essere moglie e madre in maniera naturale e appassionata, un modo inaccettabile per i canoni dell’epoca. In effetti, nel suo essere libera o nel suo desiderare quella libertà che le viene costantemente negata, Lucilla si discosta molto dalla mentalità del tempo e dal modello della donna nell’ottocento, forse un po’ troppo per risultare sufficientemente verosimile. La storia della letteratura ci ha mostrato molto esempi di eroine che trasgrediscono le regole, vanno controcorrente, pur tuttavia rimanendo all’interno di certi margini. Lucilla sembra, invece, essere refrattaria a qualsiasi limite e in alcuni punti ho avuto il dubbio che il suo personaggio fosse un po’ troppo “moderno”. Ciononostante, questa perplessità, questo piccolo “difetto”, viene ben presto accantonato mentre ci si affeziona sempre di più al personaggio e ci si lascia conquistare.Così come Vittorio abbandona ogni riserva per accettare Lucilla e ciò che accade in quella casa piena di misteri, così anche il lettore si lascia travolgere dalla loro storia e ammette la presenza nelle vicende narrate di una componente irrazionale.
Riprendendo tutta una florida tradizione della letteratura ottocentesca e, in particolare, della letteratura gotica, l’autrice introduce nella storia il “fantasma”, il mistero e il sovrannaturale. La villa dei Flores è una vecchia casa piena di scricchiolii, fruscii, rumori di cui è impossibile dedurre la provenienza; una casa dove avvengono strani eventi, dove un campanello suona nella notte e strane apparizioni fanno la loro comparsa davanti a un sempre più stupefatto e sconvolto maggiordomo, che ha fatto della ragione la sua più grande arma contro il mondo. Ma villa Flores è soprattutto un luogo dal passato fatto di sangue, amore, dolore, follia e morte.
Per quanto riguarda l’ambientazione, Torino e le Langhe sono spesso citate, ma la storia, incentrata tutta su un unico fulcro, la casa “infestata”, avrebbe potuto in realtà svolgersi ovunque. Capisco, però, la funzionalità di ambientare la storia in un luogo dove fosse fondamentale l’importante caratteristica di Lucilla, quella di essere un naso, e non c’è posto migliore che in mezzo a dei vigneti e in una famiglia che vive di essi e del lor prodotto. Tuttavia, fatta questa scelta, avrei apprezzato una maggiore caratterizzazione dei luoghi in cui i personaggi si muovono, sebbene la storia e il suo andamento non avrebbero permesso una grande digressione. Mi sarebbe piaciuto anche ci fosse più spazio dedicato agli altri abitanti della casa quei domestici he rappresentano un po’ la corte di Vittorio ma che, dopo le prime pagine in cui viene accennata la loro presenza in casa, finiscono per essere accantonati fino a “scomparire” quasi del tutto. Ho comunque apprezzato il personaggio di Olivia che si è rivelato essere un personaggio chiave e ci ha regalato dei bei colpi di scena.
Le stanze buie, a ogni modo, è un libro che intriga fin dalle prime pagine e riesce, cosa che non sempre avviene, a mantenere l’attenzione del lettore sempre viva e ad accrescere la sua curiosità con momenti di ben studiata suspense e coup de théâtre che non ti aspettavi. Ma è anche un romanzo capace di emozionare, mentre ci viene raccontato dei giochi di Nora e Lucilla o dei momenti in cui la contessa e il maggiordomo imparano a conoscersi e a rafforzare un legame che durerà tutta una vita, e in alcuni punti di commuovere letteralmente, descrivendo un amore profondo che non potrà lasciarvi indifferenti, in tutte le declinazioni in cui con grande sensibilità e delicatezza ci viene presentato.
Il primo romanzo di Francesca è davvero una bella prova. Dimostrazione delle sue passioni e del suo talento, Le stanze buie è un libro in cui si respirano a pieni polmoni il grande amore per la lettura e la scrittura di Francesca e si intravedono tutte le sue potenzialità di autrice, che non vengono assolutamente disattese ma che anzi, devono essere conferma e stimolo per andare avanti. Un romanzo assolutamente consigliato.
Se volete conoscere meglio Francesca, questo è il suo blog, dove troverete anche le indicazioni per l’acquisto di Le stanze buie, disponibile su ibs, amazon e libreria universitaria.
9 commenti
Passi un attimo da me? c'è qualcosa per te;)
RispondiEliminaMi ispira questo libro, un po' per la veste dark e un po', soprattutto, perchè si svolge in Piemonte ..
RispondiEliminaInteressante. Ennesimo libro che finisce in wl!
RispondiEliminaSarà che mi piace tutto ciò che é "romantico" e "gotico", ma a me ispira un sacco questo libro!
RispondiEliminabel titolo! sembra interessante
RispondiEliminaGrazie per il consiglio perché smbra un romanzo davverto molto interesante! Peccato per la poca importanza data agli altri membri della servitù perché era una delle cose che subito mi aveva attirato leggendo che il protagonista era un maggiordomo.
RispondiEliminaBeh ma ce ne sono un paio di loro che riescono a emergere, anche per il ruolo che hanno nella storia...
EliminaAh, non avevo capito bene, allora. Meglio così, questo romanzo è ancora più invitante!
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