Fragola al cinema: La teoria del tutto

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Candidato a cinque premi Oscar, tra cui quello come miglior film e miglior attore protagonista, La teoria del tutto è il biopic dedicato alla vita e alla storia d’amore tra l’astrofisico e cosmologo Stephen Hawking e la sua prima moglie Jane Wilde, la donna che lo affiancherà dagli inizi dei suoi studi sull’universo fino alla sua piena affermazione e dalla quale si separerà nel 1991 dopo più di vent’anni di vita insieme. Uno dei film più attesi di quest’anno, che conferma il talento di Eddie Redmayne in un ruolo tutt’altro che semplice, si iscrive a quel bel filone di pellicole dalle storie edificanti raccontate in modo elegante e discreto, senza farsi mancare un certo sentimentalismo e una buona carica emotiva,  nel pieno stile britannico che pare essere la tendenza del momento. Un film che cerca di mettere in luce l’uomo piuttosto che lo scienziato, mettendo in evidenza la capacità di noi uomini di metterci in gioco sempre e affrontare anche le prove più dure che la vita riserva, e che infine sembra volerci suggerire come, all’origine di tutto, ci siano sempre e solo quell’unico meraviglioso sentimento che ci accomuna e che chiamiamo amore.

la teoria del tutto copertina

 

 

 

 

Titolo: La teoria del tutto
Regia: James Marsh
Anno: 2014
Paese: UK
Cast: Eddie Redmayne, Felicity Jones,
Charlie Cox, Emily Watson

 

 

 

 

 

 

Nel 1963 a Cambridge il giovane Stephen Hawking sta lavorando per conseguire il dottorato con una tesi sull’equazione che spieghi la nascita dell’universo. Durante una festa incontra Jane Wilde, studentessa lettere, convinta credente e appassionata di letteratura medievale spagnola. Due persone molto diverse tra loro e che per questo si sentono  irresistibilmente attratte l’uno all’altro. Stephen e Jane si frequentano e si scoprono innamorati, ma un giorno i sintomi che il giovane cosmologo avverte peggiorare sempre di più provocano una sua violenta caduta, un ricovero in ospedale e una terribile scoperta: Stephen soffre della malattia del motoneurone, una malattia degenerativa chiamata atrofia muscolare progressiva che sta lentamente atrofizzando i suoi muscoli, fino a rendere impossibile il movimento e infine la vita. Nonostante i tentativi di dissuaderla e allontanarla, Jane decide di rimanere accanto a Stephen, di sposarlo e avere con lui una famiglia. Jane diventerà così il più grande sostegno per Stephen, impegnato nelle sue ricerche sempre più complesse e lontane mentre il suo corpo lo abbandonerà poco a poco, particolare che lo renderà dipendente dalle costanti cure della moglie. Una vita a due segnata da molte difficoltà ma anche da un grande amore che, seppur finito dopo venticinque anni di matrimonio, ha plasmato la loro esistenza, rendendola più ricca per tanti versi, non ultimo quello di una eredità da lasciare, rappresentata tanto da quella strettamente personale dei tre figli della coppia, testimonianza di ciò che è stato, quanto da quella ufficiale e universale del lavoro compiuto da Hawking.

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Come è facile intuire, il film ruota tutto attorno al rapporto tra Stephen Hawking e sua moglie Jane, autrice del libro Travelling to Infinity: My Life With Stephen a cui la pellicola si ispira, e in effetti il punto di vista di Jane non viene mai messo in secondo piano, ottenendo a gran voce quella dignità che le si riserva come moglie e donna. L’intento è altresì evidente: La teoria del tutto è un film su Stephen Hawking ma con un occhio di riguardo più alla sua vita privata e alla sfera personale dei sentimenti e dei legami che hanno caratterizzato la sua vita piuttosto che alla sua figura di eminente scienziato. Infatti, le sue scoperte nel campo dell’astrofisica restano pur sempre laterali, corollarie a una vita quotidiana che si sviluppa tra la malattia che avanza e la famiglia che cresce, tra silenzi e incomprensioni, tra taciti accordi e tradimenti, tra romantici sentimenti e inaspettate passioni, tra sensi di colpa e difficili decisioni, tra ricongiungimenti e rotture.

la teoria del tutto matrimonio

Nel raccontare una storia d’amore caratterizzata da grandi difficoltà ma anche da grande forza d’animo e coraggio, con la promessa di essere commovente e in grado di toccare anche i cuori più coriacei, James Marsh confeziona un film elegante e armonico nelle sue parti, dalla fotografia bellissima ed emozionante e scene volutamente costruite per regalare allo spettatore quel senso di intimità e di magia che il sentimento tra i due protagonisti suggerisce. Nell’intento, però, di ricostruire le vicende narrate con accuratezza e un certo equilibrio tra le due parti, Marsh non riesce a dare vigore alle passioni di cui vuole parlare: La teoria del tutto, per quanto alcuni momenti appaiano particolarmente intensi, si risolve in un film autobiografico molto lineare e piuttosto canonico, particolarmente vicino a quella sensibilità tutta inglese che fa della discrezione e morigeratezza grandi virtù, senza particolari scossoni emotivi ma senza neppure banalizzare ciò che si racconta, donandogli quel decoro e quella grazia che gli spetta.

la teoria del tutto scena 2

Gli aspetti più interessanti del film sono soprattutto legati al modo di percepire la vita in due di Jane e Stephen e la dicotomia tra immobilità e movimento che pare accompagnarli per tutto il tempo. Il corpo immobile di Stephen lo porta ad allontanarsi sempre di più con le sue teorie sullo spazio, a riprova di come la natura umana trovi costantemente la forza di superare i limiti qualsiasi essi siano, mentre la vita che Jane si ritrova a vivere, al principio apparsa come l’inizio di una grande avventura, rimpicciolisce di giorno in giorno, limitandone i movimenti e gli spazi, rinchiudendola in una dimensione familiare che è il suo bene più prezioso ma in qualche modo anche una prigione. Particolarmente riuscita è l’interpretazione di Felicity Jones, che riesce a cogliere tutte le sfumature del carattere di Jane, inclusa quella frustrazione malcelata per la scarsa considerazione che il marito e tutti quelli che lo circondando dimostrano di avere per la religione in cui crede. Sull’altro versante, Eddie Redmayne è straordinario nel prestare la sua fisicità e il suo sorriso alla figura di Hawking e bisogna ammettere che con questa interpretazione l’Oscar rischia davvero di portarselo a casa.

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La dicotomia e l’essenza di tutto il film si ritrovano in due delle scene meglio riuscite del film: il girotondo che i due giovani si divertono a fare alle porte di Cambridge, come a dare un’accelerazione alla loro vita insieme carica di tutto l’entusiasmo e i nobili sentimenti che i giovani cuori sanno provare, trova il suo contrapposto nella sofferta scena che segna la fine del matrimonio di Stephen e Jane, una rottura che avviene in un atmosfera stagnante, priva di colori e fortemente statica, in cui la fine di un amore è anche la fine di un percorso, l’arresto di un moto che sembrava inarrestabile ma che invece ha finito con lo spegnersi a poco a poco, lasciando coloro che ne sono coinvolti immobili e vinti. Peccato che l’intensità creata scemi negli ultimi minuti della pellicola, che sono piuttosto ovvi e tentano di generare quel pathos che non è mai riuscito completamente per tutta la durata del film, attraverso un discorso ispirato e toccante da parte di Hawking di fronte a una platea assorta e in contemplazione, e una carrellata di immagini che vanno a ritroso nel tempo, fino al famoso girotondo che tutto generò, in una sequenza veloce che punta tutto sulla suggestione, grazie anche a un già collaudato brano di sottofondo capace di veicolare l’emozione dello spettatore fino alle punte più alte, che coincidono proprio con l’ultimo sguardo all’universo e al grande mistero che rappresenta. Una scelta fin troppo azzeccata, in cui è  impossibile non avvertire un senso di artefatto, un tentativo estremo di dare il grande slancio a una narrazione tutto sommato timida e schiva per quanto perfetta e diligente.

la teoria del tutto girotond

La teoria del tutto è un biopic dalle sfumature volutamente intime e personali, il racconto non delle incredibili scoperte scientifiche di uno degli astrofisici più famosi del mondo o delle grandi difficoltà che la malattia ha causato a Hawking – perlomeno  non solo – ma è la rappresentazione di una storia d’amore che include in sé tutte quelle caratteristiche che la rendono riconoscibilmente universale, laddove la teoria del tutto non è più nozione scientifica ma una consapevolezza che nasce dall’animo umano e un sentimento a cui finiamo per rivolgerci sicuri di trovare la risposta che cerchiamo da tempo.

VOTO: 7

 

Non ci dovrebbero essere limiti alla ricerca umana. Siamo tutti diversi. E per quanto la vita possa sembrare cattiva, c’è sempre qualcosa che si può fare e riuscirci. Finché c’è vita, c’è speranza.

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8 commenti

  1. Ehi fresita!
    Devo proprio vederlo (ennesimo biopic dopo Unbroken, The Imitation Game, Big Eyes...e quelli a venire!). Intanto l'altra sera ho visto un vecchio film con Felicity: Like Crazy. Hearthbreaking.
    Besitos

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  2. Io l'ho trovato molto emozionante e nemmeno troppo costruito o artefatto, ma magari sono rimasto fregato da regista e interpreti. :)

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    1. Io invece mi sa che sono rimasta fregata dal trailer che mi aveva emozionato tantissimo, poi al cinema boh... però resta un film gradevole da vedere e gli attori sono la parte più bella del film! :-)

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  3. non l'ho ancora visto... e non vedo l'ora di vederlo! è tra quei film che ho messo nell'elenco di quelli da non perdere... anche se non so mica quando riuscirò a vederlo!!

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  4. al mille x mille concordo con te... anche a me il trailer ha dato molte più emozioni, e più sensazioni, rispetto al film in se e per se...
    il protagonista maschile sicuramente è incredibilmente bravo, ma il resto del cast non è poi così sensazionale...

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  5. dai, un 7 mi sembra un buon compromesso tra chi ha parlato di schifezza e chi di capolavoro. Io non l'ho ancora visto e ti saprò dire la mia in seguito...Spero non mi sappia di poco come The Imitation Game!

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  6. Ero proprio indecisa se andarlo a vedere dopo la cocente delusione dell'ultimo film che ho visto (American Sniper). Sicuramente sapere che cosa mi aspetta mi aiuterà ad apprezzarlo di più nel caso io decida di andare. ps Bello il tuo blog!

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    1. Beh, alla fine dico che una visione se la merita tutta! :-)

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