Serie Tv: Game of Thrones Stagione 5, qualche riflessione e valli di lacrime

by - 23:06



E anche quest’anno siamo giunti alla fine. Dopo i soliti tribolanti dieci episodi, Game of Thrones ha salutato i suoi fan con un season finale degno della serie tutta e della perfidia che si annida in G. R. R. Martin e nei sadici showrunner dello show David Benioff e D.B. Weiss.

La nostra reazione agli eventi che ci sono stati raccontati in questo ultimo capitolo quella quinta stagione? Più o meno questa:


Seguita, ovviamente, da quest’altra reazione:


Ok, cerchiamo di ricomporci e procediamo con ordine. [ATTENZIONE SPOILER!]

La “bomba” ci viene riservata negli ultimi minuti dell’episodio ed è difficile andare avanti senza doverne fare i conti. Con una mossa terribile e crudele, Game of Thrones ci tiene in scacco con la morte di uno dei personaggi più amati di tutta la serie: il bastardo di Grande Inverno, colui che non sa nulla ma ci piaceva anche così, il povero Jon Snow viene pugnalato da un branco di corvi cospiratori. La scena lascia di sasso non solo per l’imprevedibilità dell’evento (a un passo dai titoli di coda e dopo tutti gli eventi raccontati fino a quel punto), ma anche per l’efferatezza dell’inganno e la freddezza con cui i guardiani traditori feriscono a morte il loro capitano, riservando l’ultimo colpo letale a un ragazzino che si presumerebbe dover essere innocente, ma che invece ci ricorda che nel mondo di Game of Thrones di innocente non c’è proprio nulla. La dipartita di Jon è un boccone difficile da digerire, sia perché se ne va un pezzo importante della storia, uno dei personaggi presenti nella serie fin dal primo episodio, sia per le implicazioni che la sua morte comporta ai fini dell’intreccio, tra chi lo vedeva già sul trono di spade e la paura che il piano diabolico di Martin sia quello di lasciare in giro solo i peggiori sacrificando i personaggi realmente validi, in un gioco del trono che si fa sempre più ingarbugliato e poco comprensibile.


E poi. Ma siamo proprio sicuri che sia morto? Kit Harrington ha dichiarato che non è previsto il suo ritorno nella sesta stagione e la pozza di sangue che si allarga sul corpo esamine di Jon sembra lasciare spazio a pochi dubbi, eppure i fan della serie e soprattutto dei libri sono da tempo alla ricerca di una possibile risoluzione e resurrezione. Sarà grazie al sangue di drago che pare scorra nelle sue vene? C’entreranno in qualche modo i White Walkers? O Melissandre anche questa volta tirerà fuori una qualche sua magia dalla vagina e farà il miracolo? Chi può dirlo se non solo quel ciccione malefico di Martin, che ci ha sempre tenuto a spiegare che nei suoi libri la morte di qualcuno non è necessariamente definitiva. Appunto.


La morte di Jon è solo la ciliegina su una torta fin troppo amara e ricca di avvenimenti. E sebbene la scena riservata al Lord Comandante ci abbia procurato ben più di una stretta al cuore, bisogna ammettere che la Walk of Shame di Cercei è forse la scena con più forza visiva e carica emotiva dell’intero episodio. Tutti abbiamo odiato Cercei nel corso delle varie stagioni e in molti abbiamo desiderato vederla cadere in disgrazia, al punto che quando l’Alto Passero la rinchiude nelle segrete del Tempio dalle mie parti è partita una piccola ola. Eppure, assistere alla sua gogna pubblica, alla vergogna che la donna è costretta a subire lungo le strade di Approdo del Re, finisce per lasciarci con l’amaro in bocca e un vago sensore di rimorso per quella che abbiamo sempre immaginato essere la punizione esemplare per la Regina, insieme a un pizzico di compassione per la donna, pur consapevoli che saprà presto vendicarsi e già pregustiamo il come ciò avverrà. La camminata della vergogna è un’ulteriore conferma di come Game of Thrones dimostri quanto sia impossibile dividere il mondo in un manicheismo bianco/nero, poiché ogni realtà presenta al medesimo tempo luci e ombre, destinate a mescolarsi continuamente tra loro, in una danza che non ammette purismi o fondamentalismi di sorta, di cui presto anche i Passeri dovranno rendersene conto.


Il decimo episodio non si fa mancare altre tragedie, piccole o grandi che siano. Dopo il rogo di Sheeren della scorsa settimana, ho trovato la disfatta e l’esecuzione di Stannis la giusta conseguenza alle sue azioni, anche se una fine tanto ingloriosa per uno che si è professato per 5 stagioni come uno dei giusti e dei più integerrimi dispiace sempre un po’. E mentre Stannis viene giustiziato da Brienne alle porte di Grande Inverno, dentro le sue mura Sansa prova invano a farsi salvare dalle grinfie di quel psycho di Ramsay, con una candela che purtroppo nessuno più vedrà, a conferma che hashtag come #sansaunagioia non sono mai abbastanza. La sua fuga, però, permette a un personaggio ormai fin troppo vessato dagli eventi di redimersi dalle sue colpe: Reek ha un impeto di amor proprio che lo riporta per un secondo a essere di nuovo Theon e decide di salvare la lady di Grande Inverno da tortura certa lanciandosi con lei da un muro di cinta in un mare di neve, per la serie “Buttati che è morbido”. Saranno sopravvissuti al volo? Lo scopriremo solo vivendo.


A sud, invece, non c’è gioia per i Lannister e il povero Jaime è costretto ad assistere alla morte per avvelenamento della sua unica figlia/nipote Myrcella, per mano di quella vipera di Ellaria Sand, evento che è facile immaginare incrinerà ulteriormente i rapporti con i dorniani e forse renderà più utile la presenza delle Serpi delle Sabbie, finora spacciatesi per imbattibili guerriere, anche se al momento tutto ciò che di loro abbiamo visto non sono certo le abilità in combattimento.


E dall’altra parte del Mare Stretto? La piccola-ma-neanche-più-tanto-piccola badass di Arya riesce a spuntare un nuovo nome dalla sua lista, in una scena piuttosto cruda e cruenta che ci mostra quanto lontano si sia spinta la piccola di casa Stark lungo la sua strada cesellata dalla vendetta e dal dolore che nasce dalla solitudine e l’abbandono. Per lei le tribolazioni non sono ancora finite, così come le lezioni di vita che il Dio dai Mille volti desidera impartirle, dato che la sua decisione di fasi giustizia da sola le costerà la vista e una nuova sfida da affrontare.


Nella Baia degli schiavisti, intanto, la Madre dei Draghi Daenerys, dopo lo scenografico volo in sella a Drogon della scorsa settimana, ha qualche difficoltà a tornare a casa e si ritrova ben presto circondata da uomini a cavallo di cui non sappiamo ancora quali siano le intenzioni; a dirla tutta, però, la scena le viene rubata da un altro personaggio, forse l’unico in questa stagione ad avere un plot dall’andamento positivo. All’inizio della quinta stagione, Tyrion appariva determinato a proseguire lungo la strada dell’autodistruzione, quale giusta condanna autoimposta per aver posto fine alla vita di suo padre e della donna che credeva di amare e che lo aveva brutalmente tradito. Eppure, il nano è forse uno dei personaggi più caparbi e fortemente ancorati alla vita dell’intera saga ed è proprio questa sua natura che lo ha aiutato ad andare avanti nonostante tutto e a ritrovare la curiosità verso il mondo che lo aiuta a raggiungere Dany, grazie anche alla “spinta” di Jorah Signore della Fiendzone, fino a diventare addirittura suo consulente. E in questa season finale, mentre Jorah e Naario decidono di  proseguire nella loro lotta tra galli e andare in cerca della regina, il Folletto si ritrova a prendere in mano le redini del governo di Mereen e di tutta la Baia, aiutato da quel Varys che tutto conosce e sa sempre dove e quando palesare la sua presenza, tornato a formare ancora l’irresistibile coppia che ci manca dai tempi di Tyrion come Primo Cavaliere. Sono particolari come questi che ci fanno amare Game of Thrones.


In conclusione, questa quinta stagione ci è piaciuta? Da fan della saga non si può negare una certa soddisfazione. Quella che abbiamo visto in queste settimane è stata una stagione complicata, dagli equilibri delicati e dalle fila difficili da dipanare. Di eventi da raccontare, di avvenimenti fondamentali, ce ne sono stati parecchi, benché in molti ci siamo lamentati della lentezza della prima metà degli episodi e dell’assoluta mancanza di “movimento” e fatti davvero eclatanti fino alla settimana puntata. Occorre tenere in considerazione quale sia la struttura della serie, perché a ben guardare, anche le precedenti stagioni hanno sempre alternato episodi memorabili ad altri di maggiore contenuto: Game of Thrones rimane pur sempre un drama dalle inclinazioni storiche e politiche e come tale i lunghi dialoghi, i momenti di pura strategia, le alleanze e i complotti, i segreti e i misteri sussurrati sono fondamentali tanto quanto un Red Wedding. Bisogna poi aggiungere che, al punto della storia a cui si è giunti, assumono grande importanza anche le scene meno impattanti e più “noiose”, ma che  contengono in sé gli indizi e le chiavi per comprendere un universo e un intreccio sempre più ricco e articolato. La serie deve sopperire a ciò che i libri sviscerano con pagine e pagine di digressioni e, per tale motivo, non possiamo aspettarci l’invasione dei White Walkers senza almeno un episodio con parecchie chiacchiere e qualche paio di tette tanto per alleggerire l’atmosfera. Preso atto di ciò, la stagione è apparsa la più fiacca e sbilanciata della serie ed è legittimo sperare in una prossima season più equilibrata e meglio strutturata, non sempre tesa a fare il botto solo negli episodi finali, finendo per lasciarci in balia dei colpi di sonno tra il secondo e quarto episodio e concentrare tutti maggiori avvenimenti in un solo episodio finale. I cliffhanger sono sempre auspicabili per una produzione televisiva, ma l’impressione che nel decimo episodio ci fosse “troppa roba” resta e non ci permette di dare un giudizio totalmente positivo a questo ciclo di episodi.

Al netto dei difetti e dei pregi, Game of Thrones rimane Game of Thrones, il suo intrattenimento immediato e coinvolgente continua ad affascinarci e trascinare tutti in una sorta di ordinaria follia che ci porteremo dietro ancora una volta per un anno intero, e la quinta stagione resta uno snodo importante per la serie e la saga tutta: ora che lo show ha raggiunto i libri, cosa accadrà il prossimo anno? Fremo al solo pensiero.

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6 commenti

  1. Io ho il trauma che mi scorre ancora nelle vene. Avendo letto i libri sapevo di Jon,sapevo che sarebbe successo. Ma tra il leggere e il vedere c'è un grande abisso. Io spero fermamente che le mille congetture fatte dai lettori dopo la sua dipartita abbiano un fondamento e un riscontro in Martin soprattutto. Per carità nessuno è intoccabile in GoT,ma su Jon ci sono troppe aspettative date in particolare dai vari indizi che ha lasciato lo Zio. Per il resto concordo in toto.
    Ora resta il dramma di aspettare un anno per sapere. O.O

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    1. È quello che dico sempre io, anche se si sapeva già cosa sarebbe successo, vederlo è tutta un'altra cosa! E attendere fino alla prossima primavera sarà durissima!

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  2. Io non sono convinta, secondo me non è morto. Hanno perfino resuscitato la Montagna, vuoi che facciano crepare Jon Snow?? Probabilmente ci penserà Melisandre... levandosi i vestiti ovviamente! :D

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  3. Ho amato particolarmente lo sviluppo del personaggio di Arya, ancor più di Daenerys che resta comunque la mia favorita, ma è risultata abbastanza debole in questi 10 episodi, credo abbia perso l'appeal sul pubblico e che gli sceneggiatori se ne siano accorti, preparando così la sua dipartita. Quoto il discorso su Cersei, spero che la sua vedetta sia implacabile!

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  4. Quanto è figa la tua analisi, finalmente ho potuto leggerla perché ho visto anch'io la season finale e non temo più gli spoiler!
    Che dire, Martin è un pazzo, un joker sadico verso le sue creature e i suoi lettori/spettatori. Io mi sono sentita fortemente triste e tradita emotivamente già alla morte sul rogo della piccola e colta figlia di Stannis (la cosa più tenera della serie). Poi la morte a tradimento di Jon è stata una coltellata e devo ancora elaborarla.
    La walk of shame di Cersei visivamente indmenticabile, però come te, per quanto odi Cersei, ho provato un po' di amarezza e di compassione. Se al posto suo ci fosse stato il giovane Bolton avrei fatto la ola sul divano :D
    Riguardo all'andamento della serie, io l'ho trovata statica all'inizio ma carica di promesse come sempre. Non riesco mai a lamentarmi di questa serie, la amo al punto da non avere spirito critico!

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