Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare, osserva

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E' la frase che ho trovato all'inizio di "Cecità" libro di José Saramago, morto recentemente e premio Nobel per la letteratura. Il libro parla di una città immaginaria in cui all'improvviso si scatena una cecità collettiva: tutti diventano ciechi. Questa impossibilità di non vedere viene analizzata alla luce di come gli uomini si comportano in tale situazione. E il risultato è dei più drammatici. Gli uomini a cui è negata la vista si scontrano l'uno con l'altro, in una guerra al più forte, dove ogni solidarietà umana è bandita e dove la diffidenza e la sfiducia per il genere umano sono le migliori armi per sopravvivere. Non ho ancora finito il libro, direi anzi che manca ancora molto, perchè l'idea della cecità mi spaventa più di ogni altra cosa al mondo. E mi spaventa ancor di più il significato simbolico che Saramago attribuisce a questa "cecità". Tutti noi, in questa società in cui viviamo, siamo ciechi. Non guardiamo al di là del nostro naso, o meglio, abbiamo la vista offuscata dalle nostre convizioni, le nostre paure, i nostri dubbi, i nostri egoismim i nostri interessi. Procediamo a tentoni nella nostra esistenza senza aprire mai realmente gli occhi. Un'immagine così forte e amara dell'umanità mi colpisce. E mi porta a riflettere. Che società siamo, noi, in questo buio della ragione che ci porta all'odio e alla violenza verso l'altro? Sarà mai possibile finalmente aprire davvero gli occhi sul mondo e su noi stessi? Domande inquietante che solo i grandi come Saramago sono capaci di far scaturire nelle nostre menti.

Un saluto al maestro, ovunque egli sia...



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