La Recensione del Mese- Aprile 2011
Salve a tutti!
Il libro di questo mese è un classico della letteratura francese che pochi conoscono ma che tutti dovremmo leggere: I Fiori Blu di R, Queneau.
Titolo: I Fiori blu (orig. Les fleurs bleues)
Autore: Raymond Queneau
Editore: Einaudi
Anno: 1965 (la traduzione di Calvino è del 1967)
Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d'Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica.
Uno dei libri migliori letti quest’anno. Mi domando perché non l’ho letto prima. Meno male che a tutto c’è rimedio. E così eccomi qua a elogiare un libro che per me dovrebbe essere inserito nei programmi di scuola, se la scuola fosse una cosa seria e non quello che è ormai…no no non divaghiamo. Dicevamo…
I fiori blu è un libro come non ti aspetti. Alla base della storia troviamo, secondo Calvino, l’apologo cinese secondo cui Chuang-Tzé sogna di essere una farfalla: ma chi dice che non si la farfalla a sognare di essere Chuang-tzé? Questo accade con i due protagonisti del libro, il Duca d’Auge e Cidrolin: chi sta sognando chi? Nelle prime pagine incontriamo il Duca d’Auge che dalla cima della sua torre s’interroga sulla storia, su unl passato ancora visibile e un futuro poco chiaro, e dal 1264 inizia a percorrere un viaggio nel tempo che lo porterà ai margini degli eventi principali della storia di Francia. La sua incredibile avventura viene intervallata da quella di Cidrolin, un indolente che vive su una chiatta con sua figlia Lamelia prima e poi, quando quest’ultima si sposa con il Dipendente dei Trasporti Pubblici, con Lalice, la sua giovane governante. Le uniche occupazioni di Cidrolin sono dipingere la sua staccionata, che ogni notte viene rovinata da scritte offensive nei suoi confronti, e, naturalmente, fare la siesta. Ed è con queste sieste e con i suoi turbolenti risvegli che le due storie vengono alternate: il Duca d’Auge sogna di vivere su una chiatta, Cidrolin di vivere nel 1614, e così via in una divertente staffetta che li porterà, infine a incontrarsi in quel 1964 che segna la fine del viaggio nel tempo del duca e anche la fine dei sogni di Cidrolin…
La storia è esilarante, ricca di giochi di parole, scioglilingua, espressioni edulcorate, non sense e satire pungenti alla cultura moderna. Molte sono anche le citazioni colte, i pastiche, le riprese parodiate di elementi cardine della cultura francese. Una lettura divertente ma mai banale né superficiale: Queneau in queste pagine gioca con temi a lungo dibattuti in quegli anni, come la discussione sulla storia e la storiografia, la linguistica, la psicanalisi. Tali argomenti caratterizzano il linguaggio del libro sempre ricco e poliedrico, capace di sostenere la narrazione e di renderla appetibile per il lettore che, dopo i primi brevi attimi di smarrimento e confusione, finirà per lasciarsi trasportare con enorme piacere in questa incredibile storia.
Numerose sono le interpretazioni che sono state date su questo romanzo, nelle quali sono stati chiamati in causa Hegel, il romanticismo tedesco di Novalis, la psicalnalisi, Cervantes, la Storia…I fiori blu è un libro colto e ricco dei più svariati riferimenti culturali. Leggerlo significa inoltrarsi in una rete di relazioni che non sempre sono facilmente individuabili o comprensibili. Occorre impegnarsi un pò, fare appello alle nostre conoscenze per poter cercare di capirci qualcosa…e non è detto che ci si riesca. Tuttavia, la mancanza della piena comprensione non diminuisce la godibilità della lettura…insomma, anche se non avete capito che dietro a tutto c’è Hegel (come nel mio caso) non mancherete comunque di ridere da soli per tutta la durata del libro!
La traduzione da parte di Italo Calvino arricchisce, per chi ha letto Calvino almeno una volta nella vita, un libro già di per sé unico. La nota del traduttore, posta alla fine del libro, è una vera e propria chicca in cui lo scrittore ci aiuta a comprendere meglio l’universo Queneau e la sua storia e dà inoltre importanti informazioni su come si svolge un vero lavoro di traduzione, un processo che, tramite le sue parole, può apparire affascinante anche ai non addetti ai lavori.
In definitiva, qui si parla di un libro che non ha davvero bisogno di eccessive presentazioni. Qualsiasi parola in più potrebbe solo sminuire il romanzo e non valorizzarlo adeguatamente. Il mio consiglio e di leggerlo e di abbandonarsi completamente a lui. Non ne rimarrete delusi.
Voto:
5 commenti
Amando Calvino, non potrò che leggerlo. Grazie.
RispondiEliminaBellissima recensione! Mi devo ricordare allora di cercare questo libro nella traduzione di Calvino! :)
RispondiEliminaL'ho letto anni fa e mi era molto piaciuto! In effetti, vorrei leggere qualche altra cosa di Queneau! Bella recensione!
RispondiElimina;-)
Ciao! bella recensione, e bel blog! Ti seguirò con interesse!
RispondiEliminaHo scoperto la genialità di Queneau con "Esercizi di stile" e la tua recensione mi ha molto incuriosita... Libro inserito in wishlist!!
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