Recensione Special n. 2: “Spericolato Atelier” di Agostino Biavati

by - 19:46

 

Questa recensione special n. 2 è dedicata a un libro che ho avuto l’onore di leggere poco dopo la sua uscita, trattandosi di una prima uscita, e che ora posso commentare sul mio blog. Il libro è Spericolato Atelier di A. Biavati.

 

Biavati fronte

  

 

   Titolo : Spericolato Atelier

   Autore: Agostino Biavati

   Editore: Edizioni Pendragon Fortepiano

   Anno: 2011

 

 

Incipit.

L’estate ad Alberese ha il sapore della terra accarezzata da un vento tiepido, che sa di erba. Luminosi campi di girasole si alternano ad uliveti e vigneti del bianco Redola e del rosso Morellino, tra monti bassi e sinuosi, fin su all’antica Abbazia di San Rabano. Una strada lunga e stretta conduce al Parco dell’Uccellina.

La casa editrice dice:

In seguito alla scomparsa dello zio artista, morto in circostanze non del tutto chiare, Giorgio eredita un vecchio podere vicino al Parco dell’Uccellina. Da quel momento la sua vita prenderà una piega inaspettata. Che legame c’è tra Giulia, l’affascinante e misteriosa ex-compagna dello zio, e la morte dell’uomo?
È il mistero ad accomunare i racconti contenuti in questa raccolta d’esordio. Accurate prove di stile che hanno il sapore di piccoli classici, in cui protagonista è il linguaggio, che rimanda alle inquadrature di un film d’autore.

Il mio commento.

Spericolato Atelier è una raccolta di tre racconti che pur avendo delle buone premesse rimane molto al di sotto delle aspettative.

Eppure parte bene. Bella la prefazione dell’autore, che conquista e incuriosisce. Belle le prime pagine del primo racconto, quello che dà il titolo alla raccolta, che paiono far presagire una storia affascinante e ricca di mistero. Il mistero e la sua realizzazione letteraria è, in fondo, l’obiettivo di questi racconti. Peccato che il mistero si perda con lo scorrere delle pagine. Gli eventi mancano di mordente, la storia sembra fare acqua da tutte le parti, i personaggi hanno lo spessore di foglie in balia del vento e degli eventi. Non dubito che molti di questi effetti siano voluti. La scrittura minimalista dell’autore ne è sicuramente un indizio. Ma il risultato non credo che soddisfi le premesse. Spesso la scrittura si fa gioco di se stessa, non porta da nessuna parte, è solo un gioco stilistico che pare tanto un nonsense continuo. Non è facile inserire il giallo e il mistero nelle modalità e nella struttura del racconto. Ci riescono solo i più bravi. E non mi sento di dire che questo sia il caso. La storia di Giorgio, implicato nell’assassinio/suicidio dello zio Jacopo, stravagante pittore, pare non avere alcuna consistenza né seguire il filo sicuro della logica che solitamente si richiede quando vi è un mistero da svelare. Giorgio più che cercare di capire quale sia la verità sullo zio, tenta continuamente di comprendere quale sia il suo posto nel mondo. Tale obiettivo, però, rimarrà insoddisfatto non solo per lui ma anche per il lettore che assiste inerte e attonito e un confuso susseguirsi di eventi che paiono slegati tra loro. Il mistero che l’autore cerca di mettere in luce è sicuramente quello dell’animo umano, ma, per fare ciò è necessaria non solo una profonda conoscenza di quest’ultimo ma anche una buona capacità di osservazione del mondo. Qualità che sicuramente non mancano a Biavati, ma che meritano di essere ulteriormente sviluppate per evitare di creare “spericolate” storie confuse e confondenti. Nota di merito per il personaggio di Giulia, bella ed evanescente, seppur fin troppo lontana dal mondo e dal lettore; un personaggio di cui avrei preferito sapere di più o, perlomeno, capirci di più.

I restanti due racconti, molto brevi, hanno confermato le prime impressioni.

“Capodanno a Punta Alberete” e “L’ultima rosa d’estate” sono storie di profonda solitudine che trascina a finali cupi e dolorosi. In entrambi però il lettore non riesce ad entrare nella narrazione, non riesce a percepire completamente né il disagio né la sofferenza dei protagonisti. La causa è ancora una volta da ricercarsi in una struttura del racconto manchevole, scollegata e una scrittura fin troppo aliena alle stesse vicende che vuole raccontare. Non ci si capisce niente fino alla fine nei racconti di Biavati. E non è detto che questo sia un bene. Tuttavia ho trovato questi due racconti molto più piacevoli del primo, forse perché la loro brevità e la loro composizione mi hanno aiutato finalmente a capire gli intenti dell’autore e ad apprezzarli.

In linea generale, ho trovato l’intera raccolta un tentativo poco riuscito di intrigare il lettore verso un mistero mai svelato e a volte neanche troppo percepito. La distanza che c’è tra ciò che vuol dire lo scrittore e ciò che comprendono i lettori rende impossibile che ciò avvenga. Credo che le idee di base ci siano e che sia solo questione di elaborarle e strutturarle meglio per annullare questa distanza che ho percepito fin dall’inizio. E sono pronta a una seconda occasione che mi faccia ricredere.

Interessanti, infine, le illustrazioni che intervallavano i racconti.

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Essendo una recensione special, non mi dimentico di voi. Questa volta si tratta dia specie di quiz.

Spericolato Atelier, il primo racconto della raccolta, è ambientato nel Parco dell’uccellina. Sapete dirmi dove si trova questo parco?

Potete rispondere inviandomi una email all’indirizzo unafragolaalgiorno@virgilio.it. Il più veloce di voi riceverà un premio “a sorpresa”.

Alla prossima!

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8 commenti

  1. così a naso non mi ispira molto :P

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  2. Missione visualizzazione cellulare riuscita. Grazieee! :) ora sarò più presente coi commenti!

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  3. a volte alcuni libri iniziano benissimo e poi si disperdono troppo ... il titolo mi aveva incuriosita ...
    buon weekend ^_____^

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  4. ciao, causa estinzione di splinder, passo a lasciarti il mio nuovo indirizzo:
    http://aurynkk.iobloggo.com/

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  5. Sembrava interessante dalla trama.. ma, dopo che hai detto che rimane molto al di sotto delle aspettative, non mi ispira più.

    Un bacio, e buon weekend! =D

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