La Recensione del mese–Gennaio 2011

by - 01:14

 

Salve a tutti! Iniziamo l’anno nuovo con un libro made in Italy o sarebbe meglio dire made in Sardinia: Accabadora di Michela Murgia.

 

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Titolo: Accabadora

Autore: Michela Murgia

Anno: 2009

Editore: Einaudi

 

 

 

 

Fillus de anima.

E’ così che chiamano i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra. Di quel secondo parto era figlia Maria Listru, frutto tardivo dell’anima di Bonaria Urrai.

 

Premio Campiello 2010, Accabadora è un libro dal nome irresistibile. Accabadora deriva dallo spagnolo acabar che significa “terminare, finire” e indica, nella cultura popolare sarda, una figura a metà strada tra il mito e la realtà, di cui molto si è discusso. L’accabadora è l’Ultima madre, colei che aiuta le anime che soffrono su questa terra ad andare oltre. Una figura difficile che rimanda a un tema, l’eutanasia, altrettanto complesso e contrastato. Su questa figura Michela Murgia crea una storia di amore materno, rapporto filiale e rispetto per le tradizioni. In Accabadora l’autrice riversa i suoi ricordi e le sue esperienze con la cultura di una terra che mai come in questo caso appare magica e misteriosa, fatta di antichi usi e costumi, di vecchie storie e passate vicende, di segreti inconfessabili e dicerie silenziose che si perdono nei bisbigli della gente. In questo microcosmo si inseriscono le protagoniste, Maria e Tzia Bonaria, uno dei personaggi più belli che ho incontrato negli ultimi tempi. Maria Lustri è figlia di una povera vedova che pensando alla figlia più come a un peso che come a una persona, con sollievo l’affida a Bonaria Urrai, sarta del paese che il destino ha voluto sola al mondo, privata del suo amore morto in guerra e della gioia della maternità. Maria e Bonaria sono due anime complementari, due esseri che si fanno compagnia e si danno l’amore di cui hanno bisogno in un mondo che si accorge poco di loro e che si tiene a distanza da entrambe, una perché l’ultima di una famiglia numerosa e l’altra perché custode di un segreto antico e impronunciabile. Accabadora è una storia commovente di un rapporto madre/figlia che supera i legami puramente biologici e che, come ogni cosa della vita, rivelerà la sua autenticità e la sua forza nei momenti più difficili della vita delle due donne.

Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fill'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia.

Il libro nella sua prima parte è molto meglio sviluppato e raccontato cono  coerenza e  forte partecipazione emotiva. Ciò che succede a Maria quando parte dalla Sardegna viene narrato, invece, in maniera leggera e quasi indifferente, come se tutto ciò che avviene al di fuori dell’isola non abbia lo stesso peso e la stessa importanza. D’altronde l’incursione della ragazza  nel “continente” non è che una breve parentesi utile ai fini della storia per creare il classico momento del ritorno del protagonista, un ritorno che solitamente significa maturità e cambiamento. Nonostante questa parte un pò debole, il libro nella sua globalità non perde forza e vigore narrativo, reso anche da un linguaggio ricco e vivace, pieno di motti popolari, termini dialettali e frasi che hanno il sapore deciso della verità assoluta. Tutto ciò aumenta il fascino e la suggestione di una terra e di una storia che, narrati con la passione e l’amore della Murgia per le sue origini, sono impossibili da dimenticare.

Voto: imageimageimageimage

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3 commenti

  1. Non è il mio genere di libro... ma questa è comunque una recensione ben fatta. Sono più utili quelle che ti fanno capire quando un libro non è fatto per te, perchè almeno ti evitano spese inutili! Dunque grazie

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  2. Questo libro è stato per me una delusione totale. Murgia non ha stile, mi spiace dirlo, deve imparare a scrivere e non capisco tutto questo successo; non c'è paragone con scrittori di talento come Salvatore Niffoi, lui si che ti sa parlare della sardegna. Ciao Fragolina :) che nome simpatico hai!

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