Una Fragola al mese – Gennaio 2014

by - 21:53

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E gennaio se ne andò. Rapido e indolore. Più o meno. Devo dire che come inizio anno per me non è stato sensazionale. Ma secondo Paolo Fox, Branco e tutti gli altri lettori delle stelle, io e quelli del mio stesso segno (Cancro, il lunatico dello zodiaco) avranno presto un balzo in avanti in tutti i campi: lavoro amore, salute… si, certo. Sono 3 anni che Fox mi dice che andrà tutto alla grande, e se poteva andarmi peggio, tranquilli che è accaduto già. Roba che ormai appena leggo l’oroscopo, faccio gli scongiuri.
Vabeh, torniamo a noi. Cosa è successo in questo rigidissimo gennaio 2014?

I libri di gennaio

Ancora I miserabili. Siamo ormai agli sgoccioli, ma gennaio è stato davvero un mese intenso per il capolavoro di Hugo e per noi del UFG Book Club che ci siamo cimentate nella lettura. In questo mese è successo di tutto: amori contrastati, amori non corrisposti, crimini tentati e sventati, nonni che ripudiano nipoti, l’eterna fuga di Valjean, barricate, moti rivoluzionari, escursioni notturne nelle fogne e chi più ne ha più ne metta. Personalmente ho avuto un blocco durato più di una settimana di fronte un capitolo intitolato “Alcune pagine di storia” dove quel “Alcune” era un'evidente presa in giro da parte di Hugo, dato che il capitolo constava di più di 50 pagine, ma non le pagine normali, ma quelle dei Mammut della Newton Compton. Capirete di sicuro il mio sconforto. Poi per mi sono ripresa  e pian piano le digressioni sono diventate più “snelle”, forse perché anche Hugo si è accorto che si era fatta una certa, e anche gli eventi si sono fatti più interessanti. La storia d’amore tra Cosette e Marius è degna dei Baci Perugina, anzi sono sicura di aver “scartato” qualche frase usata dallo scrittore mentre mi pappavo i famosi cioccolatini, ma mi ha appassionato ben poco. Tuttavia è una delle storie principali e come tale si comporta, prendendo tutto lo spazio possibile. Marius comunque, oltre a perdere la facoltà di ragionare quando si trova con Cosette, ha anche una vita movimentata, e infatti grazie ai suoi amici rivoluzionari e al dolore per un amore che crede perduto, si infila in una trappola per topi chiamata barricata. Gli eventi in quel luogo sono stati tra i più belli e intensi di tutto il romanzo, anche perché si assiste alla morte di due personaggi che da soli valgono la pena di leggere questo mattone: Eponime e Gavroche. L’amore di Eponime per Marius è commovente, per quanto lei non sia una santa ma anzi parecchio bricconcella, però, forse proprio per questo siamo riusciti ad apprezzare tanto il personaggio. Gavroche è il fratellino di Eponime, sebbene i loro rapporti familiari fosse piuttosto allentati (d’altronde erano dei Thernadier, non si poteva pretendere di più), e mi ha ricordato tanto la figura del picaro, in particolare del Lazarillo de Tormes, personaggio della Spagna del ‘600 noto per essere uno scavezzacollo e un birbante, ma anche un personaggio positivo, mai animato da sentimenti crudi e maligni, ma solo dalle esigenze dettate dalla povertà e dalla fame. Gavroche è un simpatico monello, che si muove per il romanzo con la stessa velocità con cui si sposta tra le strade di Parigi e la sua morte mi ha parecchio rattristato. Ci sarebbe da fare tutto un discorso sulla giustizia sociale, ma mi dilungherei troppo. Dico solo che il libro è così pregno di politica che la scomparsa di Gavroche innalza il piccoletto a simbolo di quella rivolta, a cui Hugo sembra guardare con favore. Javert intanto, resta il solito pezzo di legno insensibile per tutto il tempo, fino a quando non gli viene una crisi esistenziale dopo aver visto per l’ennesimo gesto di generosità di Valjean e nel giro di poche pagine si butta di sotto. La mia reazione di fronte all’episodio? Ok. È universalmente noto che Javert sta sulle scatole a tutti i lettori dei Miserabili e, secondo me, stava antipatico anche a Hugo altrimenti non lo faceva così, eddai. Per quanto riguarda Valjean, lui è il pilastro su cui si poggia l’intero romanzo: lo ami, poi lo compatisci, lo ri-ami, non lo capisci, lo odi anche per un po’, poi torni ad amarlo. Non è un santo ma cavoli se non ci si impegna! La sua storia è forse ciò che rimane più a lungo nella mente del lettore, la sua figura antieroica è giustamente tra le più belle e importanti della storia della letteratura mondiale. Ora mi mancano pochi capitoli alla fine, il 9 febbraio il GdL finisce e anche la nostra avventura nella Parigi di Victor Hugo. Ma non temete, il Book Club tornerà a breve con un nuovo GdL a cui spero parteciperete in tanti, perché noi ci siamo divertiti tanto!

Oltre a I Miserabili, ho letto:
  • Per dieci minuti di Chiara Gamberale. Ve ne ho parlato nella Recensione del Mese
  • Mare di papaveri di Amitav Ghosh. In realtà è ancora in lettura, non sono riuscita a incastrare bene questa lettura e recuperare il ritardo con I Miserabili. Però mi prende, e tanto anche…
Acquisti & Co. Anche questo mese non mi sono trattenuta, ma in mia difesa dirò che sono libri comprati con sconti che non potevo perdermi #sivabbè. Il primo libro acquistato è stato Il calore del sangue di Irene Némirovsky, approfittando degli sconti Adelphi. Il secondo è Moshi moshi di Banana Yoshimoto, comprato un po’ a scatola chiusa per via del fatto che non costava praticamente nulla. Mi sono fidata del fatto che la Yoshimoto non mi dispiace e spero di non aver preso una cantonata.

La velleità femminile del mese
Questo mese mi sono concessa un primer occhi che avevo provato tramite un sample e mi aveva convinto parecchio. Lo avevo centellinato per quanto mi piaceva. Sarà che è della Benefit, casa produttrice già del mio fidato Erase Paste, ma io al momento ne sono entusiasta. Dato che al momento non ho orari rigidi a cui essere vincolata, quando al mattino mi trucco me la prendo comoda. Mi piace sperimentare e perfezionarmi, mi diverte. Quello che non mi diverte è quando, dopo il tempo speso, poche ore bastano per distruggere il mio operato. Ora non sono certo una make-up artist, ma non mi va neanche di sembrare un panda entro l’ora di pranzo o addirittura apparire come se non mi fossi truccata affatto! I tentativi fatti in passato con altri prodotti mi hanno sempre lascito delusa, per un motivo o un altro: il primer troppo grasso, quello che sfalsa i colori, quello che è come non aver messo niente, ecc. Alla fine mi sono decisa e ho comprato Stay don’t Stray della Benefit. Il prezzo non è proprio a buon mercato, ammettiamolo, anzi. Però che soddisfazione avere il trucco esattamente dove lo avevi messo e con la stessa intensità di colore! Il prodotto riesce a coprire anche le occhiaie più leggere e dona uno sguardo più luminoso. Certo, io ho delle occhiaie che leggere non lo sono da quando avevo 6 anni e quindi necessito di correttore e anche di 3 giorni di sonno no stop che non avrò mai, ma io la differenza la noto eccome.

staydontstray

Delle mie occhiaie tremende e della mia non più giovanissima età (sebbene i quiz fatti su facebook attestino che io sono ancora un 19enne a livello mentale) se n’è accorta anche la commessa di Sephora, la quale, mentre stavo andando via, mi blocca e mi dice “Aspettami qui!” per poi salire al piano di sopra con fare cospiratorio e tornare solo dopo un po’ con generosi sample di It’s potent, il contorno occhi della Benefit che “ringiovanisce” lo sguardo. Li per lì l’ho ringraziata, ma con la morte nel cuore. Tuttavia devo ammettere che come trattamento è davvero efficace, la pelle è fresca e luminosa, e vorrei acquistarlo subito. Mi freno un attimo, però, che anche in questo caso il prezzo non è amichevole. Ma lo comprerò, so già che lo comprerò. #addiction

its potent

Il video del mese
In realtà sarebbero 3. Sono i video realizzati da +ZeroProduzioni per dire basta al lavoro gratis, quello che i giovani creativi, freelance o incastrati in collaborazioni di varia natura, sono costretti ad accettare ogni giorno. Alla base dei video c’è la domanda provocatoria: “Direste al vostro idraulico/giardiniere/antennista che non verranno pagati e che come salario basta la visibilità che il loro lavoro ha creato?” La risposta è NO. L’idraulico lo pagate eccome, altrimenti quello vi lascia nella melma in un attimo. E allora perché al grafico che vi crea la locandina per quell’evento, al copy che realizza per voi un progetto social, al correttore che vi fa l’editing dei testi, al blogger che scrive i contenuti sui vostri siti e a tutti gli altri creativi che lavorano per voi, rispondete che “non c’è budget” e che questo lavoro sarà utile per “fare curriculum”, con il tono di uno che vuole essere anche ringraziato? Questa è, in sintesi, la campagna che ha preso vita dai tre giovani videomaker che ci sono dietro la ZeroProduzioni e che è diventata in poco tempo un fenomeno virale, girando per il web da un social all’altro e non solo.
#coglioneNo è la reazione di una generazione di creativi alle mail non lette, a quelle lette e non risposte e a quelle risposte da stronzi.
È la reazione alla svalutazione di queste professionalità anche per colpa di chi accetta di fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol.
È la reazione a offerte di lavoro gratis perché ci dobbiamo fare il portfolio, perché tanto siamo giovani, perché tanto non è un lavoro, è un divertimento.
Questo gennaio ZERO vuole unire le voci dei tanti che se lo sentono dire ogni volta. Vogliamo ricordare a tutti che siamo giovani, siamo freelance, siamo creativi ma siamo lavoratori, mica coglioni.
Molto si è detto e si è scritto su quello che ha generato la campagna #coglioneNo. C’è chi ha contestato, chi ha messo i puntini sulle “i”, chi ha gridato all’esagerazione, chi ha detto che lamentarsi e basta non serve. Ammettendo che, vero, bisogna pur iniziare da qualche parte e lavorare a dei progetti “per la gloria” può solo aiutare a formarti e a mostrarti per quello che sai fare. Ma la mia generazione vive, pensa, crea e lavora per la gloria la maggior parte del tempo. Io me lo farò scrivere sulla lapide, giuro. E non posso venirmi a dire che tutti vogliamo fare i creativi ormai e per questo il mercato è saturo e dovremmo quindi adeguarci o cercare di fare altro, appendendo al chiodo i nostri progetti e ambizioni. Se il mercato fosse saturo, se l’offerta fosse superiore alla domanda, allora come si spiega il fatto che i creativi lavorano gratis? La domanda non è poi così inferiore all'offerta. Il fatto è che chi domanda non paga. Se poi la critica arriva dal blog di chi organizza ogni anno master per creare a profusione specialisti destinati a un mercato come quello dell'editoria, il quale non è saturo ma di più, allora io non ci sto. Indubbiamente ha ragione chi dice che lamentarsi non basta e che bisogna fare di più, agire, fare davvero la differenza. Ma viviamo in un’epoca in cui l’indifferenza è difficile da scalfire, dove ci hanno insegnato a pensare solo per noi stessi, e allora riconosciamo il merito a una campagna che, con 3 video divertenti e intelligenti e un post su Facebook, è riuscita quantomeno a smuovere qualcosa nella mente di tutti e a far parlare del problema in modo concreto.
Giovane si, #coglioneNo.







La musica che mi frulla in testa
Questo mese il lato tamarro che non credevo di avere è emerso sono entrata in fissa con il brano del duo francese Klingande, Jubel. Ora non sono come è successo, sarà il sax che si sente e che è uno strumento che mi piace tanto, ma questo brano suonatissimo dappertutto mi ha conquistato. Spero sia una malattia passeggera…


Altro brano che ho sentito più e più volte è stato I’m Your Sacrifice di Ozark Henry: il video è un po’ inquietante, lo ammetto, ma la canzone è piacevole.


Visto che poi mi sono data alle playlist di Spotify, questo mese ve ne segnalo una "Your Favorite Coffehouse" che vi aiuterà a sentirvi come da Starbucks o da Caffè Nero o Costa e tutti quei fantastici posti che qui in Italia ci sogniamo.

Insta(berry)Month
Anche questa volta raccontiamo il mese con Insta(berry)Month. Come sempre ringrazio coloro che partecipano e per chi ancora non conosce il progetto, vi invito a leggere di cosa si tratta nella pagina dedicata. Con le foto partecipanti preparerò un video che racconterà il mese appena trascorso attraverso le nostre immagini. Il video sarà visibile sul mio profilo Instagram e sulla pagina Facebook del blog e tutte le foto saranno archiviate su Storify.




Questo mese la foto che rappresenta il mio gennaio è questa:


Queste invece le foto di Silvia e Nuvolette che mi sono piaciute di più:



Attendo le vostre foto di febbraio!

Buon mese a tutti!








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12 commenti

  1. La campagna CoglioneNo è geniale, davvero!
    Goditi questo febbraio che sarà ancora più super ;)

    Moz-

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  2. le fogne di parigi per me son stata un'altra waterloo....

    la campagna CoglioneNo è geniale e purtroppo veritiera :(

    ma come fai a trovare le playlist in spotify?

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    1. mia cara, vado sulla voce "naviga" e ne trovo sempre un mucchio, poi tramite i follower riesco sempre a scoprire cose nuove... :-)

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  3. Anche io sono cancro, amica! Non credo però assolutamente agli oroscopi e non li leggo mai, tanto, vedi, non ci prendono! :D
    La playlist di Spotify me la inizio ad ascoltare adesso, grazie per la dritta!

    Valentina
    www.peekabook.it

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  4. Carino questo resoconto mensile: approvo tutto anche le dritte makeup. Perché non si vive di soli libri! ;)

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  5. il mio gennaio l'ho recensito giust'appunto oggi da me

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  6. Dunque, io sono Ariete con ascendente Cancro e, stando a Paolo Fox, entrambi i segni quest'ano dovrebbero andare alla grande, stiamo a vedere!!! :D
    Lo Stay don't Stray è poco pubblicizzato come primer, ma da come ne parli non dev'essere male!

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  7. Perché quando vado da Sephora, nonostante compri prodotti di marca, mi danno sempre e solo i profumini?!?!?!
    Voglio anche io la tua commessa!!!

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  8. Sono cancro anch'io e non è proprio un periodo facile, vero?

    Un bacio cara

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  9. Ma che onore essere stata scelta per l'Instaberrymonth! Anche la Prissi (che ha gentilmente concesso la sua zampa per la foto) ringrazia :-)

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  10. con quelle dritte sul make up mi hai davvero incuriosita... Mi dovrò documentare!!!

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