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Una Fragola al Giorno


Ed eccoci di nuovo in quel caldissimo periodo dell’anno. Quello in cui possiamo tirare un po’ il fiato, dedicarci alle agognate vacanze e rilassarci con qualche visione casalinga quando il caldo rende insonni oppure semplicemente per il piacere di poter finalmente fare un po’ più tardi senza il timore della sveglia l’indomani mattina. L’anno scorso vi avevo elencato i 10 film a mio parere imperdibili d’estate. Questa volta si scende nel particolare e, dato che di belle storie non se ne ha mai abbastanza, vi propongo una lista dedicata ai classici e a quei film che hanno fatto la storia del cinema, da rivedere e riscoprire da soli o con chi amiamo.
16:55 9 commenti

book-of-travel-australiafrancei-talynew-yorkindia1

L’estate è il tempo dei viaggi, delle vacanze e del tempo libero da spendere come meglio ci piace, incluso leggendo i libri che erano in wishlist ma che durante l’anno non abbiamo mai avuto il tempo di sfogliare. Ogni libro è un mondo e ogni mondo ha i suoi luoghi speciali in cui ambientare storie da amare. In questo Top 10 mi sono lasciata ispirare da Bibliomania, che ha stilato  una lista delle più belle ambientazioni dei libri di sempre. La mia top sarà rivolta a quei luoghi reali, raccontati dai nostri scrittori preferiti, che sono diventati mete ambite dei nostri viaggi, veri o “libreschi” che siano. Se avete voglia di viaggiare con me, continuate a leggere.

20:48 16 commenti

summer cinema party16

Alcuni li conosciamo da quando eravamo degli infanti. Altri li abbiamo scoperti molti anni dopo. Qualcuno non l’abbiamo mai visto, altri sono da recuperare assolutamente. Alcuni sono in replica da sempre e ci annoiano un po’. Altri solo da qualche anno, ci imbattiamo in loro sorpresi nel nostro flemmatico zapping d’agosto e decidiamo di guardarli per pigrizia estiva, magari scoprendo delle perle. Altri ancora non smetteremo mai di guardarli con piacere. I film estivi sono quel fenomeno socio-culturale che si risveglia ogni anno a giugno, al termine della “stagione televisiva” e naturalmente si spegne con gli ultimi falò sulla spiaggia a fine agosto (che immagine anni ‘90). Film in tv ma anche film per cui non abbiamo trovato tempo e che d’estate ci appaiono come la soluzione perfetta per combattere l’indolenza estiva e trascorrere piacevolmente quelle notti in cui fa troppo caldo per chiudere occhio.

Dato che sono un animo nostalgico e che sono ancora una volta costretta a soffrire di caldo in città, mentre molti di voi se la spassano al mare o in montagna o dove volete, il mio pensiero ai film che mi fanno compagnia da sempre tutte le estati non poteva mancare. Ecco allora (senza alcun ordine di merito) la mia personale Top 10 dei film da vedere d’estate.

02:27 25 commenti

soundintrip

Trovo sul blog di Lila questo giochino e dato che era da un po’ che non facevo liste, mi è sembrato carino approfittarne.

#Soundintrip. L’obiettivo è semplice: condividere cinque brani musicali che sono stati colonna sonora di altrettanti viaggi. Tutto pronto? Si parte.

00:59 50 commenti

Quest’estate, strano ma vero, ho guardato pochissima tele e ancora meno serie tv. Non che non mi faccia bene, sia chiaro. Significa che ero in altre faccende affaccendata. E ne sono felice. In questa settimana di stasi, però, ho ripreso le vecchie abitudini. E ho finito di guardare la seconda stagione di Homeland che avevo messo in pausa mille mila settimane fa. E già che c’ero ho guardato anche qualcosa di nuovo. Ma andiamo con ordine.

Homeland è un thriller, uno spy, un drama, chi più ne ha più ne metta. Ma l’unica cosa di cui sono sicura è che si tratta di una serie ficherrima. Da outstanding.
Ok, io potrei anche chiudere qui perché dopo “ficherrima” e “da outstanding” se non è chiaro il messaggio io non lo so se riesco a farvi capire che dovete vedere ‘sta serie qua. [Carrie mi ha influenzato con tutta quella sua agitazione]

Comunque.

Di che parla Homeland?

Homeland è la storia di Carrie Mathinson, agente della CIA sul campo a Beirut e specializzata in Medioriente, in particolar modo su uno dei capi di al-Qaida, Abu Nazir, considerato un pericolo internazionale e in particolar modo, per gli Stati Uniti. #capirai. In una delle sue ultime missioni, Carrie cerca di raggiungere un suo informatore che sta per essere giustiziato, mettendo a rischio la sua copertura e la missione intera. Quello che però scoprirà sarà qualcosa di sconvolgente: l’informatore, infatti, le rivela che “uno dei vostri si è convertito”, un americano è passato dall’altra parte della barricata. Chi potrà mai essere? Carrie ora sa di avere una missione e per portarla a termine è disposta a sacrificare anche il suo lavoro e se stessa.
Ma Homeland è anche la storia del sergente Nick Brody, scomparso in Iraq 8 anni fa durante una missione e ritrovato in un bunker sotterraneo in uno dei rifugi legati alla figura di Abu Nazir. Il collegamento per Carrie è quasi istantaneo. E Brody, in effetti, sembra non raccontarla giusta fin dall’inizio. Per la sua famiglia è ormai uno sconosciuto e il suo ritorno nel mondo e alla vita “normale”si rivelerà difficile da coniugare con quello che ha passato e con i cambiamenti inevitabili che segnano la sua persona. Brody dovrà riscostruire una vita intera, ma dovrà anche mantenere in piedi un castello di bugie e segreti di cui solo Carrie sarà in grado di venire a capo.
Homeland è una storia dai tratti distopici, rappresentazione estrema di quel paese che sono gli USA pieni di paure e continue minacce, vere o presunte che siano, sempre pronti a gridare all’attentato, sempre pronti a scendere in campo per difendere “giustizia e democrazia”. Ma quello che si nasconde dietro ai discorsi dei politici e alle notizie sensazionali del tg non è realmente dato saperlo e forse nessuno vuole smascherarlo davvero. Sarà la contrapposizione tra Carrie e Brody, il loro rapporto intricato e contorto, dove tra vittima e carnefice vi è un continuo scambio di pulsioni ed emozioni, non ultimo l’amore, a mettere le carte in tavola. E, tuttavia, il colpo di scena è sempre dietro l’angolo.

Il primo pensiero che ho avuto, prima ancora che vedessi il primo episodio, è stato: “CIA, Medioriente, Terroristi = Americanata” e ho deciso di iniziare a vederlo solo perché tutti me ne parlavano bene.

Poi dopo 10 minuti ho capito che, anche questa volta, mi ero sbagliata.

Quella che all’apparenza può sembrare una serie che inneggia al valore e coraggio americano (che è poi quello che fanno tutte le serie made in USA #diciamocelo, chi più chi meno), è in realtà una storia che rivela molti dei chiaroscuri caratterizzanti il sistema di difesa americano e il suo mondo politico. Interessi economici, cospirazioni, tornaconti personali, desideri di ascesa sulla scala sociale, sete di controllo e potere… la mistificazione della verità rende la missione di Carrie un vero e proprio ginepraio e mentre la giovane analista della CIA cerca in tutti i modi di difendere quella che crede essere la sicurezza del suo Paese, ben presto si renderà conto di quanto la sua stessa nazione sia causa dei suoi mali e di quanto in gioco ci sia la sua stessa sicurezza e il suo benessere. Brody diventa così la spia da inseguire ma allo stesso tempo un piccolo ingranaggio in una macchina che si rivelerà molto più grande di lui e impossibile da tenere sotto il suo controllo.

Homeland è un caccia in stile gatto e topo dove di volta in volta non si sa chi sia il gatto e chi il topo. A ben guardare, però, la serie è anche una storia di uomini e donne nel senso più generale del termine, quell’umanità che non è più la stessa da che questo secolo è iniziato nel peggiore dei modi (e i protagonisti, nella prima stagione, non tardano certo a ricordarcelo).
Ci si inoltra in questo intrigo di alto profilo, tifando per Carrie, adorando Saul – vera figura paterna per Carrie e personaggio simbolo di quella saggezza che tutti gli altri sembrano aver perso – e guardando con sospetto, con odio, con rabbia, ma anche con pena e un’inaspettata simpatia, Nick Brody, un miscuglio di sentimenti che lascia storditi e alienati.
La prima stagione è un’esplosione di eventi, vulcanica fucina di segreti, rivelazioni e scene ricche di suspense. La seconda parte in maniera più raccolta, mantiene un basso profilo pur annidando tra le sue pieghe i semi di quel clamore e di quell’azione che si riveleranno di episodio in episodio fino al “botto” finale.

In conclusione, una serie di alto livello, grazie a un tessuto narrativo accurato, degli attori bravi e capaci di dare vita a sentimenti ed emozioni più che reali e condivisibili, una scrittura di qualità. Arrivata alla fin della seconda stagione non vedo l’ora che parta la terza il 29 settembre. E ho già classificato Homeland come una delle migliori serie del momento. Vedere per credere.

Dato che, come ho scritto su, ho avuto pochissima voglia e poco tempo per stare al pc, solo da poco ho ricominciato a guardarmi in giro nel mondo delle serie tv. E grazie a tutti i cari blogger con la mia stessa addiction, ho scoperto che quest’estate i “produttori di serie” non sono stati di certo con le mani in mano. Anzi, hanno sfornato molte serie, tra cui una in particolare ha risvegliato il mio interesse a partire dal titolo: Orange Is the New Black.

Che fosse ambientata in una prigione era stato fin da subito chiaro (l’arancione è il colore delle divise dei detenuti #Americadocet) e questo particolare mi aveva già parecchio intrigato. Sono ancora agli inizi ma devo dire che (già) mi piace.

netflix-renews-orange-is-the-new-black-before-it-premieresOrange Is the New Black è un dramedy e racconta la storia di Piper Chapman (Taylor Shinning), una donna come tante che vive a New York con il suo fidanzato Larry (Jason Biggs, American Pie) e si guadagna il pane fabbricando saponi e lozioni con la sua amica/socia Polly. Ma la sua vita verrà stravolta quando l’ex ragazza Alex (Laura Prepon) la indicherà con sua complice in un traffico di droga e soldi. Piper deve quindi rivelare al suo futuro sposo che in passato aveva avuto una storia con questa donna e che, in effetti, una volta per amore aveva trasportato “soldi sporchi” da un Paese all’altro e per questo ora deve costituirsi. Piper viene così condannata a quindici mesi da scontare in una prigione federale. Inizierà per lei un’esperienza che va oltre ogni immaginazione, durante la quale verrà a contatto con le vite e le storie delle altre detenute e con quella che è la realtà di un carcere femminile americano, tra sesso violenze e battute pungenti.

La serie è tratta dal romanzo di Piper Kerman, la quale scontò realmente una pena di tredici mesi in una prigione federale per lo stesso reato della protagonista. La sua storia ha dato l’idea a Jenji Kohan (Weeds? That’s it) per raccontare finalmente qualcosa di nuovo e portare davanti alle telecamere argomenti che non appaiono mai in tv. E infatti la serie non è andata in onda su nessun canale, ma è stata diffusa tramite uno streaming legale da Netflix. Ma cosa rende Orange Is the New Black così particolare?

Piper è una donna bianca appartenente all’alta borghesia. Conduce una vita tipicamente newyorkese, con le sue diete depuranti a base di succo di limone e con un blog su cui raccontare dei suoi brunch domenicali. Piper, quindi, è la classica “mosca bianca”, in prigione per un errore di gioventù liquidato finora con superficialità ma che ritorna a galla come uno tsunami. Piper non ha niente da condividere con le sue compagne di detenzione, donne proveniente da ambienti spesso difficili, con storie familiari complicate e che della vita hanno conosciuto molto più i lati negativi che quelli positivi. Eppure sarà proprio grazie a Piper che queste donne avranno voce. E la serie, attraverso uno stile cinico dove le risate hanno sempre un gusto agrodolce, racconta la loro realtà fatta di sesso, lesbico per lo più, violenza e lotta per la propria dignità di persona, non solo tra detenute ma anche tra carcerate e carcerieri, un rapporto spesso basato su soprusi e molestie sessuali.
Non è una vita facile quella in una prigione federale e alcune delle situazione rappresentate in questa serie sono dei veri e propri incubi. Ma conoscerle è importante e ancora una volta l’ironia si rivela essere il mezzo adeguato per parlare di realtà scomode spesso taciute, attraverso una caratterizzazione dei personaggi solo a tratti grottesca e mai troppo lontana dalla realtà e una vis comica decisamente arguta nei protagonisti senza sfociare nella semplice e sterile battuta da sit-com.

Orange Is the New Black è una serie fatta bene, una scrittura attenta e una realizzazione meticolosa, una produzione che non lascia indifferenti e che dimostra che si può fare tv di qualità anche con argomenti scomodi e pur non andando davvero in tv. La seconda stagione, si dice, sia già in fase di lavorazione e io vi consiglio caldamente di recuperarla.

 

Bon gente, per oggi è tutto. Qui l’estate continua nonostante ferragosto sia ormai passato. Il caldo e l’accidia estiva ammazzano la mia volontà di scrivere, ma chi mi segue su facebook e twitter sa che ho sempre una parola buona per tutti voi. A settembre, spero, si torna carichi. E comunque io non vi abbandono. Oh no.

A presto fragolosi!

18:00 7 commenti

E anche quest’anno è andata. Giovedì 1 agosto sono atterrata in quel di Linate dopo essere partita dallo stesso aeroporto 15 giorni prima. Le differenze? Tantissime, a partire dalle emozioni.

Questa volta l’esperienza da group leader non era più una novità e un’incognita dopo l’avventura dell’anno scorso. Tuttavia, ritrovarmi dopo un anno in un aeroporto ad attendere dei ragazzi di 16 anni emozionati e forse un po’ spaventati, accompagnarli sull’aereo verso Roma dove avremmo conosciuto i nostri compagni di avventura, trovarsi di nuovo in Inghilterra ma in una città nuova, con un college diverso e persone sconosciute ad attenderci… beh, tutto questo non può che generare in te emozioni che credevi capace di gestire e che invece ti sommergono e ti avvolgono in un turbinio inaspettato.

Ed è una sensazione bellissima.

Il Leeds Met University è stato il luogo dove 130 persone si sono divertite, hanno scherzato, pianto, studiato, lavorato, amato, odiato, viaggiato. Nei suoi prati ci siamo rilassati e abbiamo giocato. Nella sua mensa abbiamo tentato (inutilmente) di apprezzare il cibo inglese. Nelle sue palestre i ragazzi si sono sfidati a giochi noti come il calcio e sconosciuti come il badminton. Il meeting point era il centro di tutti i nostri movimenti, il cuore pulsante delle risate, dei pianti, dei giochi e degli scherzi, dei segreti e delle confidenze, delle storie e degli amori e delle amicizie nate sotto gli alberi del grande parco adiacente, mentre tutti noi ci riparavamo da un insolito sole caldo, in Inghilterra una vera rarità ma di cui abbiamo potuto beneficiare per quasi tutta la nostra permanenza.

E mentre i ragazzi crescevano e si divertivano davanti ai nostri occhi, lo staff ha stretto un bellissimo rapporto. Anche quest’anno ho conosciuto persone splendide, simpatiche, con cui ridere e stare insieme è stato facile fin dal primo giorno. Con me c’era la mitica Maravigliosa, compagna group leader già in passato , ma ben presto si sono aggiunte la spumeggiante Daria, la dolce Stefania, il grande Emiliano, lo sportivissimo Massimo, l’irruenta Chiara, la simpatica Rossella, Anna l’infermiera perfetta, il Dottore Leonardo “fighetto”, l’imprevedibile Anna, gli straordinari vice-coordinatore Mario e la coordinatrice Alessandra, che hanno reso questo soggiorno unico e indimenticabile. Il pensiero di lavorare con loro e l’idea di trascorrere la giornata con 120 venti splendidi ragazzi ha reso ogni risveglio al mattino facile e felice. Nonostante la stanchezza, nonostante le giornate no, nonostante le ronde notturne, nonostante le piogge improvvise e il tempo mutevole a ogni battito di ciglia, nonostante i momenti difficili, gli attraversamenti mai ordinati e i ritardi, nonostante tutto e grazie anche a tutto questo, Leeds 2013 è stata una delle esperienze più belle e resterà sempre nel mio cuore.

Essere group leader quest’anno è stato un piacere e un onore. E all’atterraggio in aeroporto, tale consapevolezza mi ha reso ricca e felice.

I love it!

leeds2013

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Fragoli! So che ultimamente sono sfuggente, ma l’estate mi porta per altri lidi e altri luoghi. Questa settimana sarò in Maremma. Come al solito fate i bravi e ci rileggiamo al mio ritorno! See you!

01:49 10 commenti

Probabile che molti di voi siano in vacanza o che, semplicemente, d’estate non guardino tv o film o serie e quant’altro.
Io sono dipendente, lo sapete. E quindi anche nei mesi estivi non ne posso fare a meno.

Anche perché, diciamocelo, ormai la tv non si ferma più, come quando ero bambina, riproponendo sempre e solo repliche. Perlomeno non solo.
Così, mentre negli States vanno in onda stagioni nuove di serie televisive note ai più, in Italia propongono show sui canali digitali più seguiti dai telespettatori.

Questo mese, quindi, ci becchiamo la nuova e ultima stagione di Dexter e, su Dmax, il programma dello chef Rubio Unti e bisunti.

L’ultima stagione di Dexter è partita il 30 giugno e promette di dare la giusta conclusione a una serie che ha accompagnato i suoi fan nella vita e nella mente di un serial killer fuori dal comune. E direi che ci aspettiamo una conclusione in grande stile, dopo una settima stagione deludente, forse la peggiore di tutte.
Il pseudo-incesto tra Dex e Debra lo abbiamo trovato ridicolo e di cattivo gusto, mentre Dexter sembra aver perso il controllo sul suo Oscuro passeggero, in balia di sentimenti e della speranza di non essere solo in questo mondo. Il finale, poi, è stato quanto mai agghiacciante. Uccidere La Guerta sembrava inevitabile, ma è stato il segno per tutti che gli autori non hanno più idee fresche e geniali. Chi scopre il segreto di Dex è destinato a morire, d’accordo, ma coinvolgere Debra ha significato stravolgere l’unico personaggio davvero figo di tutta la serie.
L’ottava stagione, intanto, è già a quota due episodi e riprende il tema del rapporto con Debra e Dexter, con la ex poliziotta, ora investigatrice privata, ormai allo sbando, e anche il senso di solitudine di Dex come killer “buono”, rispettoso di un codice e una morale. Non voglio spoilerare troppo, ma pare che questa volta il nostro psicopatico preferito trovi “l’origine” del suo essere e la madre di tutte le sue azioni. Tuttavia, la storia appare sempre più sfilacciata e la nuova nemesi, sebbene non si sia ancora rivelata, mi dà l’idea di non essere ‘sta gran trovata, anche se credo che la sua presenza nella serie serva solo a far cadere l’ultima maschera di Dexter e calare il sipario. Staremo a vedere. The end has begun.

Photo http://bit.ly/14In606

Tornando in Italia, Dmax ogni domenica ci propone una gran bella novità, già al suo terzo appuntamento. Unti e bisunti, un nome una garanzia.
Di che si tratta? Ma del programma più unto del momento, presentato da uno chef che è già un idolo.

Chef Rubio è un ex giocatore di rugby che ha scoperto l’amore per la cucina, ha studiato per diventare chef e ha girato il mondo realizzando quale fosse la sua vera passione: lo street food, il cibo di strada. Ora in Unti e bisunti, va in giro per l’Italia alla ricerca dei cibi di strada che meglio rappresentano le nostre città: gli spiedini di cavallo a Catania, il fritto misto a Roma, il panino con la milza a Palermo, la zuppa forte a Napoli e così via. Una volta trovato lo sfidante giusto, Chef Rubio ingaggerà una competizione all’ultimo morso per dimostrare chi è il migliore.

Si tratta di un programma  veloce e dinamico, che alterna immagini suggestive di splendide città a frame succulenti di cibi che fan venire l’acquolina in bocca. Beh, insieme a una buona dose di disagio, quando vedi che RuBBio  se magna tutto co’ ‘e mani! (lo chef, che ve lo dico a fare, è di una romanità sentita e contagiosa…daje!). Con quei suoi bei baffoni dalla punta in su, il nostro Street Chef ingurgita qualsiasi cosa, dal cuore di tonno crudo alla pagliata, da un panino con frattaglie a un supplì più grande della sua bocca, mentre sullo schermo appaiono padelle unte che indicano calorie, energie e tempi di digestione, con un bel burp! finale, che ci sta tutto. #adoro
Non ha paura di sporcarsi, Chef Rubio, né i suoi baffi – ormai il suo brand – né le sue mani, pronte a sfidare i cuochi di strada e cercare soluzioni alternative che, però, rispettino la tradizione. Il risultato è una sfida divertente e gustosa, in cui il nostro chef ha la possibilità di scherzare con gli sfidanti e, in qualche modo, di autocompiacersi, dandoci un’immagine di chef  “cazzuto” e sicuro di sé… per poi rendersi conto poco dopo che Rubio, in realtà, non è cazzuto per niente, anzi, a volte si rivela alquanto buffo e ridicolo. Lo chef, però, sa stare allo scherzo e proprio per questo è già diventato uno dei personaggi più amati di questa estate televisiva.

Unti e bisunti risulta un programma piacevole e interessante. Le camminate di Rubio per mercati e stradine, alla ricerca dei piatti che contraddistinguono il Paese da Nord a Sud, permettono allo spettatore di scoprire luoghi e pietanze spesso sconosciute e poco noti, appartenenti a tradizioni culinarie molte volte lontane tra loro, mentre Rubio con il suo atteggiamento quasi “da ghetto” ci regala momenti simpatici, fatti di mangiate rudi e appiccicose, birre bevute direttamente dalla bottiglia e battutacce, che danno al programma l’alone tipico dei programmi targati Dmx, ma allo stesso tempo lo rendono la vera nota divertente all’interno di una serata domenicale a dir poco dormiente.

Unti e bisunti con Chef Rubio spacca. E non c’è nient’altro da aggiungere, se non un altro BURP.

20:31 8 commenti

 

Salve gente!

Perdonate l’assenza questa settimana, ma già che c’ero sono andata a trovare mia sorella universitaria in quel di Bari e insieme abbiamo fatto una sessione intensiva di shopping.

Ma tra un viaggio e l’altro è giusto dare spazio a questa rubrica, anche lei in pausa da questa estate (se vi siete persi la prima puntata, andate QUI). Vediamo i libri incontrati tra uno spostamento e l’altro in un riassuntone dei viaggi vari fatti in questi ultimi tempi.

In questo viaggio:

IO.

In partenza per l’Inghilterra portavo nel mio Ipad l’eBook di Mare al Mattino, di Margaret Mazzantini. L’ho terminato solo dopo essere tornata e la recensione che ho fatto sul blog la trovate QUI.

 

Farid e Jamila fuggono da una guerra che corre piú veloce di loro. Angelina insegna a Vito che ogni patria può essere terra di tempesta, lei che è stata araba fino a undici anni.
Sono due figli, due madri, due mondi.
A guardarlo dalla riva, il mare che li divide è un tappeto volante, oppure una lastra di cristallo che si richiude sopra le cose. Ma sulla terra resta l'impronta di ogni passaggio, partenza o ritorno - che la scrittura, come argilla fresca, conserva e restituisce.
Un romanzo di promesse e di abbandoni, forte e luminoso come una favola.

 

 

Al mare ho portato lui: La ragazza che giocava con il fuoco di Stieg Larsson. Adorato letteralmente…

Mikael Blomkvist è tornato vittorioso alla guida di Millennium, pronto a lanciare un numero speciale su un vasto traffico di prostituzione dai paesi dell'Est. L'inchiesta si preannuncia esplosiva: la denuncia riguarda un intero sistema di violenze e soprusi, e non risparmia poliziotti, giudici e politici, perfino esponenti dei servizi segreti. Ma poco prima di andare in stampa, un triplice omicidio fa sospendere la pubblicazione, mentre si scatena una vera e propria caccia all'uomo: l'attenzione di polizia e media nazionali si concentra su Lisbeth Salander, la giovane hacker, "così impeccabilmente competente e al tempo stesso così socialmente irrecuperabile", ora principale sospettata. Blomkvist, incurante di quanto tutti sembrano credere, dà il via a un'indagine per accertare le responsabilità di Lisbeth, "la donna che odia gli uomini che odiano le donne". È lei la vera protagonista di questo nuovo episodio della Millennium Trilogy, un thriller serrato che all'intrigo diabolico unisce un'acuta descrizione della società moderna, con le sue contraddizioni e deviazioni, consegnandoci con Lisbeth Salander un personaggio femminile unico, commovente e indimenticabile.

 

 

Per il weekend romano ho scelto un classico: Emma di Jane Austen. Al momento il mio preferito di zia Jane.

 

Emma Woodhouse è una giovane ricca e sfrontata, con una sola passione: combinare matrimoni. Dopo aver trovato marito alla governante che le ha fatto da madre, si dedica con grande determinazione a Harriet Smith, una ragazza povera e ingenua, che spera di poter spingere tra le braccia del reverendo Elton. Anche se il tentativo si rivela fallimentare, Emma continua a intrecciare flirt con l'indipendenza di chi non teme i sentimenti, finendo però per cadere lei stessa vittima delle proprie manovre. Con "Emma" Jane Austen crea un'eroina che, secondo le parole della stessa autrice, non poteva piacere ad altri che a lei: una protagonista ben consapevole della propria bellezza e intelligenza, presuntuosa e pungente, ma di uno spessore umano complesso e sfaccettato, capace d'incantare i lettori d'ogni epoca.

 

 

Infine per questa fuga a Bari mi sono portata l’irlandese Paddy Clarke ah ah ah! Di Roddy Doyle. Da terminare, ottimo per i momenti di pausa tra un libro e l’altro…

 

Barrytown 1968. Paddy Clarke ha dieci anni, ama Geronimo, adora accendere fuochi, odia gli zoo, i baci, la scuola e non sopporta il suo fratellino. Paddy e Kevin, il suo migliore amico, costruiscono capanne, suonano i campanelli per scherzo, ma sanno che con una buona confessione il posto in Paradiso è assicurato. Ma Paddy è confuso: vorrebbe che la mamma e il papà smettessero di litigare e non capisce perché per essere amici di qualcuno bisogna odiare qualcun altro.

 

 

 

GLI ALTRI.

Sull’aereo per tornare dal Regno Unito a Torino, incontro questa ragazza che legge uno degli scrittori che amo di più, Oscar Wilde. E il suo The portrait of Dorian Gray. In lingua originale. Semplicemente mitico.

 

Dorian Gray, un giovane di straordinaria bellezza, si è fatto fare un ritratto da un pittore. Ossessionato dalla paura della vecchiaia, ottiene, con un sortilegio, che ogni segno che il tempo dovrebbe lasciare sul suo viso, compaia invece solo sul ritratto. Avido di piacere, si abbandona agli eccessi più sfrenati, mantenendo intatta la freschezza e la perfezione del suo viso. Poiché Hallward, il pittore, gli rimprovera tanta vergogna, lo uccide. A questo punto il ritratto diventa per Dorian un atto d'accusa e in un impeto di disperazione lo squarcia con una pugnalata. Ma è lui a cadere morto: il ritratto torna a raffigurare il giovane bello e puro di un tempo e a terra giace un vecchio segnato dal vizio.

 

 

 

In spiaggia onnipresente era Cinquanta sfumature di Grigio di E. L. James. L’ho letto anche io e la mia recensione, per The Social Reading, la trovate QUI.

 

Quando Anastasia Steele, graziosa e ingenua studentessa americana di ventun anni incontra Christian Grey, giovane imprenditore miliardario, si accorge di essere attratta irresistibilmente da quest'uomo bellissimo e misterioso. Convinta però che il loro incontro non avrà mai un futuro, prova in tutti i modi a smettere di pensarci, fino al giorno in cui Grey non compare improvvisamente nel negozio dove lei lavora e la invita a uscire con lui. Anastasia capisce di volere quest'uomo a tutti i costi. Anche lui è incapace di resisterle e deve ammettere con se stesso di desiderarla, ma alle sue condizioni. Travolta dalla passione, presto Anastasia scoprirà che Grey è un uomo tormentato dai suoi demoni e consumato dall'ossessivo bisogno di controllo, ma soprattutto ha gusti erotici decisamente singolari e predilige pratiche sessuali insospettabili... Nello scoprire l'animo enigmatico di Grey, Ana conoscerà per la prima volta i suoi più segreti desideri. Tensione erotica travolgente, sensazioni forti, ma anche amore romantico, sono gli ingredienti che E. L. James ha saputo amalgamare osando scoprire il lato oscuro della passione, senza porsi alcun tabù.

 

In un qualche viaggio in treno, in partenza o ritorno, una signora taciturna leggeva questo libro che non conoscevo e mi ha incuriosito: Il resto è silenzio di Carla Guelfenbein.

Tomás ha dodici anni, anche se non ne dimostra più di otto. E un po' lento e un po' impacciato e di solito non parla molto. Non perché non abbia niente da dire, ma è come se le parole rimanessero intrappolate dentro di lui. E poi le parole sono come frecce: vanno e vengono, feriscono e uccidono. Per questo lui preferisce registrarle, soprattutto quelle degli adulti, così non possono sfuggirgli. Suo papà, Juan, non vorrebbe che lo facesse, perché "insidia la privacy". Ma ci sono già talmente tante cose che Tomás non può fare... E per via del cuore, che è più debole di quello degli altri. Non può correre, non può agitarsi, non può fare sforzi. Non può nemmeno far tornare indietro il tempo a quando la mamma era ancora viva. Suo papà non parla mai di lei. Forse ha troppo da fare con il suo lavoro di cardiochirurgo e non ha tempo per le chiacchiere. Ma quando lui non parla è come se si spegnesse la luce e ognuno rimanesse al buio, smarrito nel suo angolino. Silenzi neri, non pieni di luce come quelli di Alma, la moglie di Juan, che riempiono lo spazio invece di svuotarlo. A volte lei e Tomás fanno cose che papà non approverebbe, come mangiare la torta con le mani e leccarsi le dita. Alma è l'unica che può capire perché lui adesso deve fare le sue ricerche. Deve scoprire dieci cose sulla mamma, e dopo tutto sarà più chiaro. La prima l'ha già scoperta. Gliene mancano nove.

 

 

Una ragazza un sedile più avanti durante il viaggio per Roma leggeva questo thriller: Un corpo sulla spiaggia di H. Nesser.

Luglio è arrivato. Il caldo opprime ormai da giorni la cittadina di Maardam. Ancora poche ore di lavoro, e per l'ispettore di polizia Ewa Moreno le tanto sospirate ferie non saranno più un miraggio. Non solo: Ewa ha un nuovo affascinante fidanzato, Mikael Bau, che l'ha invitata nella sua casa estiva di Port Hagen. Ma a quanto pare non è così semplice "staccare la spina": dall'interrogatorio di un pericoloso criminale emergono accuse infamanti proprio all'indirizzo della polizia. Nel cielo insolitamente limpido dell'estate nordica si addensano nubi minacciose. Come se non bastasse, l'ispettore si ritrova implicata nella scomparsa di Mikaela Lijphart, una diciottenne il cui destino si intreccia drammaticamente ai fantasmi di un'altra estate lontana, quella del 1983: la morte misteriosa di una ragazza, Winnie Maas, la relazione di quest'ultima con un professore poi sprofondato nella follia, un cadavere che riaffiora dalla sabbia, una brutta storia che qualcuno ha preferito coprire. Dal caos iniziale emerge a poco a poco una logica ferrea quanto brutale, un disegno fatto di squallore e irrimediabile debolezza umana. Scandito dalle massime lapidarie del commissario Reinhart e del suo predecessore Van Veeteren, il romanzo è intriso del pessimismo morale che segna molti personaggi di Håkan Nesser: "L'essere umano è un animale dall'anima molto sporca. Ed è molto bravo a lavarla".

 

E al ritorno un’altra ragazza leggeva I miserabili di Victor Hugo nella versione I Mammut di Newton Compton. Era così immersa che appena scesa dal treno e rispondendo a un vecchio mio desiderio, ovvero quello di leggere lo scrittore francese quanto prima, me lo sono comprato. E, fortunella, I Mammut sono in sconto al 25% fino al 30 settembre. Accorrete!

 

 

In questo grande romanzo, tra i più importanti della letteratura francese, Victor Hugo riversa gran parte della sua esperienza umana e sociale, per costruire una storia di fatica, esilio, amore e povertà. Un'epopea della miseria e un imponente affresco d'epoca che, nella Parigi dell'800, vede protagonisti alcuni indimenticabili personaggi, come Jean Valjean, la solare Cosette, Fantine, il cupo ispettore Javert: anti-eroi ricchi di luci e ombre, capaci di gesti scellerati ma anche di azioni generose e commoventi. Una storia dal ritmo incalzante, magistrale e irripetibile per l'autenticità delle emozioni e per la complessità della trama narrativa.

 

 

 

E anche per questa volta è tutto. Voi avete notato qualche titolo tra i vostri compagni di viaggio?

23:38 29 commenti

Hola! Rieccoci al solito appuntamento del riepilogo mensile, un po’ malinconico data la coincidenza con la fine delle vacanze per quasi tutti, ma noi resistiamo e cerchiamo di fare il punto della situazione in attesa di un autunno scoppiettante (quanto entusiasmo oggi…).

I Libri di Agosto.

Considerando la mia totale impossibilità di fare nient’altro che non fosse cercare di sopravvivere per 15 giorni a 150 ragazzi, ho ripreso le mie solite attività solo dopo il ritorno dall’Inghilterra. Risultato? Solo due letture terminate, un libro iniziato con un gdl su anobii e tanta voglia di recuperare il tempo perduto. Queste le letture portate a termine.

- Mare al mattino di Margaret Mazzantini. ****/5. Ve ne ho parlato nella Recensione del mese.

- La ragazza che giocava con il fuoco di Stieg Larsson. ****/5. Secondo capitolo della millenium trilogy e anche questa volta mi ha convinto eccome. Non so come ma sono riuscita a spalmare questa lettura lungo tre mesi (lo avevo cominciato a giugno), eppure al solo aprire il libro e riprendere la lettura, dopo pause volute o forzate, la storia non perdeva di carattere e forza narrativa e ti trascinava nuovamente in quel di Stoccolma a chiedersi come Lisbeth Salander, la mitica hacker che odia gli uomini che odiano le donne, sarebbe riuscita a tirarsi fuori dal casino in cui era coinvolta. Un brutto affare davvero dato che si tratta di un triplice omicidio. Con l’unico appoggio del Kalle dannatissimo Blomkvist, la nostra eroina dovrà affrontare i problemi del presente, ma anche le tragedie del passato, del suo passato. Questo secondo romanzo ha, infatti, un elemento dalla sua parte a renderlo ancora più avvincente: il mistero e le indagini faranno riaffiorare ricordi e vecchie cicatrici e impareremo a conoscere meglio Lisbeth e la sua storia, fino a quella verità sconvolgente che riaffiora in superficie. Di fronte a thriller di tale fattura, ingegnosamente e sapientemente composti, narrati con maestria e cura, carichi di pathos in un crescendo di adrenali ed emozioni, non puoi che dispiacerti ancora una volta per la scomparsa prematura di questo scrittore.

In lettura al momento ho “Non mi lasciare” di K. Ishiguro, che sto leggendo in un gruppo di lettura su anobii. Per il momento h letto solo un centinaio di pagine ma direi che il romanzo promette bene..

Acquisti & co. Anche questo mese, mantenendo fede al mio impegno di non comprare libri fino a settembre, non ho acquistato nulla. Quasi. Niente di narrativa. Ma mi sono procurata, con largo anticipo a dire la verità, la guida della Lonely Planet di Parigi, dato che a fine settembre io e amorcito ci regaleremo una romantica vacanza nella plus belle ville du monde. Non vedo l’ora. Io poi adoro le guide Lonely Planet, così ben aggiornate e dettagliate, davvero utilissime! Insomma un acquisto utile sul quale ormai sto pianificando l’intera vacanza. Praticamente sono già in viaggio…

Tot libri: 27/50

Tot pagine: 8647/15000

La turista per caso.

Il caso qui è che si sia riuscito a vedere qualcosa. Parlo dei miei intensi 15 giorni inglesi e delle nostre brevi incursioni a Birmingham, Coventry, Stratford upon Avon e Londra.

Birmingham è, a quanto ci è stato ripetuto fino allo sfinimento dai nostri amici inglesi del campus, la seconda città più grande dell’Inghilterra. Io la conosco soprattutto perché ha dato i natali a uno scrittore che mi piace molto: Jonathan Coe.

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Della città abbiamo visto solo il centro, carino ma anche tanto simile a quello di qualsiasi città inglese. Negozi, pub, caffè, fast-food di ogni genere, catene di negozi a non finire, Tesco come se piovesse e due enormi centri commerciali, uno di fronte all’altro. Un mare di cemento, vetro e specchi che risplendevano e rendevano la strada che portava alla cattedrale quasi futuristica e distopica. Invece è proprio la realtà. Degno di nota è il Selfridges building, un edificio costruito nel 2003 la ci particolarità è quella di essere ricoperto da migliaia di dischetti d’acciaio che riflettono dando all’intero edificio un aspetto avveniristico. Al suo interno, ovviamente, uno shopping centre.

 

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Carina invece la cattedrale, St Martin in the Bull Ring, un pugno nell’occhio tra tutta quella modernità, dato che la sua costruzione risale al XII sec. e trovandosi proprio nel Bull Ring, la principale area commerciale della città. La cattedrale rappresenta una delle poche tracce medievali rimaste a Birmingham.

A farci compagnia la statua dell’ammiraglio Nelson, uno dei monumenti dedicati all’eroe del fu Impero Britannico sparsi per il paese, costruita nel 1809. Sullo sfondo uno Starbucks. Evidentemente anche Horatio non ha saputo resistere al richiamo di un frappucino…

 

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Molto piacevole è invece stata la visita a Stratford upon Avon, la cittadina dove nacque il Bardo ovvero William Shakespeare. Io e Ambra, una delle altre group leader dal background universitario simile al mio (laureate entrambe in lingue e letterature straniere), non vedevamo l’ora di visitare la casa di Will e la cittadina. Quella alla casa di Shakespeare è stata una visita molto simpatica per quanto breve: la visita prevede dapprima un percorso con video che illustrano la vita e le opere del drammaturgo inglese e varie immagini, ricostruzioni del teatro elisabettiano, reperti storici e pubblicazioni d’epoca legate alla sua produzione. IMG_2922Vi è anche una piccola Hall of fame con le immagini di tutti gli attori che hanno impersonato i personaggi delle sue commedie e tragedie (c’era anche Di Caprio). Alla fine del percorso si arriva in un giardino e lì ecco la vera casa del vecchio Will, tenuta con molta cura. All’interno, a dir la verità, è stata fin troppo ricostruita ma è stato interessante osservare le abitudini e i costumi della vita quotidiana dell’epoca.

 

Ciliegina sulla torta, nel cortile della casa assistiamo grazie a due attori, a una breve rappresentazione di una delle scene  più famose di Romeo e Giulietta: la scena del balcone. Sentire quelle parole in inglese pronunciate da un inglese…beh hanno davvero tutto un altro fascino…(qui sotto Rome che dedica una canzone a Giulietta)

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Il resto della giornata lo abbiamo trascorso passeggiando per la cittadina. Sono rimasta incantata dagli edifici lungo quelle strade, ricostruzioni delle tipiche abitazioni ed edifici del’500, che davano alla città un’atmosfera particolare, quasi il tempo si fosse fermato all’epoca in cui regnava la mitica Elizabeth I, un salto nel tempo davvero affascinante. Naturalmente non poteva mancare una pinta di birra in uno di questi pub così caratteristici…questa è l’Inghilterra che ci piace!IMG_2970

 

 

 

 

 

 

 

A Coventry è stata una corsa contro il tempo. Ci sono stati problemi con uno dei pullman (è letteralmente andato in fumo! O.O) e così è stata una gita frettolosa e incasinata.

Sostanzialmente abbiamo visitato il Museo dell’automobile. Non sapevo che la città fosse così importante per l’industria dei motori in UK. Ma tant’é. E pensare che io non sono neanche andata a quello che sta a Torino, immaginate quale fosse il mio interesse…cooooomunque. Il museo è stata una visita simpatica, soprattutto per le ricostruzioni con manichini, scenografie cartonate e oggetti d’epoca, della storia dei mezzi di locomozione dell’uomo, dalla carrozza passando per le prime macchine a manovella, un saluto alla leggendaria Mini Minor (poteva mancare) e arriviamo ai giorni nostri. Le chicche, per me, sono state la De Lorean di Ritorno al futuro (adoravo quel film) e l’auto di Barbie (tutta rosa)…era fantastica!

IMG_3015IMG_3030IMG_3034IMG_3046IMG_3047(una delle mie colleghe non voleva farsi scappare una foto del genere!)

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Finita la visita al museo, abbiamo avuto solo mezz’ora di free time prima del ritorno al Campus. Io sono andata a fare shopping da Primark e, se da una parte era d’obbligo dato che dovevo riportare qualche pensiero a casa e a Londra avrei avuto altro da fare e non potevo ridurmi all’ultimo giorno, dall’altra mi sono pentita e mi è dispiaciuto perché avrei voluto visitare meglio la Cattedrale di Coventry. Tale cattedrale è famosa perché la chiesa è stata interamente ricostruita dopo la seconda guerra mondiale; durante il conflitto, infatti, fu pesantemente bombardata e distrutta dalla Luftwaffe. Delle vecchia chiesa gotica sono rimaste solo delle malinconiche rovine, un guscio senza tetto ormai, che fanno solo immaginare il fascino che tale edificio possedeva.

 

       coventry

 

IMG_3077Londra è stata la gita più massacrante e snervante di tutte. Ora vi confido una cosa: nonostante io faccia tanto quella che viaggia, a Londra non ci ero mai stata. Lo so, vergogna, ma non è mai stata una meta per le vacanze con gli amici e la mia unica visita in England prima di questa fu, se qualcuno ricorda, abbastanza disastrosa e non mi permise di vedere nulla. Potete, quindi, immaginarmi emozionata al pensiero di poter vedere per la prima volta la città simbolo di tante cose, sfondo di alcuni tra i romanzi da me più amati…che ve lo dico a fare. Anche se sapevo che saremmo rimasti solo per poche ore, che avrei dovuto controllare soprattutto che i ragazzi non si perdessero, non si facessero investire e che arrivassero puntuali agli appuntamenti (non potete immaginare come sono 150 ragazzi tutti insieme…si muovono come un branco di pecore sperdute! Se ci penso ancora, mi sento male) non vedevo l’ora di arrivare.

IMG_3099Ovviamente abbiamo avuto dei problemi. L’autobus su cui ero io dopo un’ora di viaggio si è dovuto fermare per un problema tecnico. Non funzionavano i freni. Quando l’ho saputo mi è preso un colpo! Insieme all’autobus in fiamme di Coventry, era evidente che gli inglesi volessero farci fuori! Abbiamo perso più di un’ora in un’area di sosta (provvista di tutto, Starbucks incluso, per la felicità dei ragazzi che ormai vivevano a muffin e frappucino) e questo ha abbreviato ulteriormente la nostra già breve visita alla capitale inglese. Arrivati a Londra scopriamo che il battello per la gita sul Tamigi IMG_3113(un modo per far vedere i luoghi principali ai ragazzi, Tower Bridge, Big Ben, Parlamento, London Eye, senza che si disperdessero e noi potessimo respirare un po’) che il team inglese ci aveva prenotato, non ci aveva riservato i posti a sedere al piano superiore e scoperto, costringendo così tutti noi a vedere Londra da dei vetri sporchi e appannati…maledetti inglesi, poi si stupiscono che non li sopporto. Terminata la gita approdiamo di fronte al Big Ben e Westminster Abbey per la pausa pranzo. Che spettacolo! Non ci volevo credere che ero seduta sotto a quella torre con l’orologio vista e rivista in mille foto e cartoline….

 

IMG_3132Il tempo di fare un paio di foto di gruppo e via verso il nostro punto di incontro per l’amato di Free Time, il momento tanto amato da noi e i ragazzi durante il quale si poteva fare shopping, girare o semplicemente riposare i piedi. Per raggiungerlo ci abbiamo messo un’infinità e io mi sono giocata l’ultimo brandello di voce. Un rapido passaggio a Trafalgar Square sotto alla colonna di Nelson (sei ovunque!) e poi di corsa a Piccadilly Cicurs. Durante il free time non sono riuscita a fare altro che girare un po’ per negozi, andare all’Hard Rock Cafe per comprare un regalo alla mia sorellina diciottenne con un fissa per questo posto (io non riesco a capire ancora perché lo trovino così speciale, ma vabeh!) che da Piccadilly non è proprio vicinissimo, bere un cappuccino estivo da Starbucks e fare un paio di foto. Avrei potuto impiegare meglio il mio tempo ma ero stanchissima, erano gli ultimi giorni e ormai ero in riserva di energia. Ma tanto sono sicura ci sarà ben presto occasione di tornarci e visitarla bene la cara vecchia London…aspettami!!

 

Beh devo dire che nonostante siano state fugaci, veloci e un po’ stressanti, al ritorno in autobus ero sempre felice di aver avuto la possibilità di vedere posti che, tolta Londra, non so se avrei avuto la possibilità di vedere ancora…un’incursione interessante in terra britannica…cosa desiderare di più?

La musica che mi frulla in testa.

Da un paio di settimane sono presa da questa canzone:

Uscita il 20 agosto, Madness è il primo singolo estratto dall’album The 2nd Law dei Muse, il sesto della band inglese, in uscita a Ottobre.

A voi piace?

Per me è un po’ difficile parlare di questa canzone. Io sono una gran fan dei Muse e infatti non potete immagine il dispiacere che ho provato quando non sono riuscita a trovare neanche un biglietto per il concerto che si terrà a Bologna il 16 novembre (anzi se qualcuno conosce qualcuno che ce li ha e non può andare e magari li rivende, fatemelo sapere!). Tuttavia questa canzone è davvero il segno della fine di un’epoca e l’inizio di un’altra per la band. Intendiamoci, già con Black Holes and Revelations vi era stato un cambio, nelle sonorità e negli intenti. I vecchi Muse di Showbiz erano andati. Ma con The Resistance avevano fatto,a mio parere, un bel lavoro: Bellamy si era ispirato nella composizione dei brani a 1984 di Orwell e ovviamente per me questo particolare era fonte di profonda ammirazione. Inoltre le nuove sonorità, le influenze prese da altri generi e da altre storiche band, Queen in primis ma anche U2, mi avevano conquistato. Tuttavia i fan della vecchia guardia non erano più convinti e neanche tanto soddisfatti.

E lo scivolone con la colonna sonora di Twilight con Neutron Star Collision ne ha sancito l’allontanamento.

Ma a me, nonostante questa piccola defaillance, continuano a piacere. Magari non posso essere d’accordo su tutte le loro decisioni artistiche e non tutti i loro brani li amo alla follia, ma ritengo importante che una band si evolva e allarghi i propri orizzonti. Se Bellamy&co. riescono in questo intento senza tradire le loro premesse…beh io continuerò ad ascoltarli.

Tornando a noi, il primo ascolto di Madness è stato stranissimo. Non sembra un brano dei Muse. Ma lo sembra allo stesso tempo. La voce di Bellamy è straordinaria e credo che buona parte della riuscita del brano sia proprio in questo particolare. Perché la canzone è senz’altro riuscita. Ha un che di magnetico, di incantatore…se l’ascolti un paio di volte sei stato conquistato. Ascoltandola mi ha ricordato Queen, U2, Prince, David Bowie e qualcun’altro. Eppure la canzone è senza dubbio originale e nuova. Magia? No. Talento.

E quindi niente, Madness è promossa. In attesa, febbricitante, di ottobre e di The 2nd Law. Buon ascolto.

La foto del mese.

Tanto tanto sole. Era proprio quello che ci voleva dopo la uggiosa Inghilterra…

Bene gente, anche per questa volta è tutto. Ci si rivede a fine mese. Intanto trascorrete una buon Settembre. A presto!

P.S. Ricordo che le iscrizioni al GdL di The Help sono ancora aperte!

01:45 42 commenti
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